CUBA raccontata da Alessandra Riccio
Racconti di Cuba di Alessandra Riccio*, edito da Iacobelli, è un bel libro che bisogna leggere. Parola di Giancarlo Guglielmi, attento osservatore della realtà cubana il quale vive tra Bologna e L’Avana. Ecco la recensione che ci ha proposto e pubblichiamo per i nostri lettori.
Alessandra raccontando i personaggi che ne sono stati gli autori, ci da moltissimi spunti per conoscere il movimento culturale latinoamericano di quasi mezzo secolo. Spesso gli stessi personaggi hanno sostenuto lunghe conversazioni sulla sua terrazza, come rammenta nel capitolo dal titolo “Calle 11”, incontrandosi con altri provenienti dall’Europa o dagli USA come nel caso di Assata Sakur, rifugiatasi a Cuba per essere stata condannata a morte “colpevole” di aver fatto parte del movimento “Black Panther Power”. E questo per ben 30 anni dato che la casa era riservata ai corrispondenti de l’Unità, e che a lei è toccato il compito di chiudere, come mi annunciò al mio arrivo sulla stessa terrazza.
Ma ci sono anche due racconti che ci parlano di Angola e Namibia, lasciando sullo sfondo quella epica battaglia di angolani e cubani che portò alla sconfitta dei nazisti afrikaner del Sudafrica.
Certamente il libro ci parla di un’epoca che, pur distante solo pochi decenni, appare al mondo di oggi come riguardasse vari secoli fa. Ma da quei dibattiti, da quelle lotte, da quei movimenti è iniziato il cambiamento totale di quasi tutto quel continente.
Si pensi solamente al fatto che Cuba dopo la rivoluzione fu estromessa dall’Organizzazione degli Stati Americani, mentre ultimamente per poco non venivano estromessi gli USA. Un bel cambio, anche se l’eurocentrismo opprimente dei nostri media cerca di ignorarlo.
I personaggi vengono raccontati con molta delicatezza, quasi con timidezza, e forse per questo a volte i dati biografici sono insufficienti per comprenderli completamente, però sempre ne emerge il significato che hanno assunto nel contesto storico.
Ma c’è anche qualcosa che non condivido, la domanda dell’introduzione: Se ne valeva la pena?
Forse il riferimento è alle molte Rivoluzioni trasformatesi nel proprio contrario, che ha portato molti alla resa e alla accettazione dello stato di cose presente.
Ma si progettavano mondi nuovi su quella terrazza così come in altri luoghi, mondi migliori, e se spesso non ci siamo riusciti non significa che avevamo torto, che dobbiamo buttare il bambino con l’acqua sporca. Significa piuttosto che dobbiamo rielaborare, raffinare, aggiornare la nostra progettualità.
Credo che se lo chiediamo alla gente dei quartieri poveri del Venezuela, di certi villaggi della Bolivia, delle periferie del Ecuador, e di altri Paesi della regione, che non avevano mai visto un medico, che non potevano accedere alle vaccinazioni infantili fino a pochi anni fa, avremmo una risposta chiara: Sì, che valeva la pena cambiare il mondo in meglio e spero che Alessandra continuerà a parlarci dell’epoca che ne ha disposto le condizioni.
Giancarlo Guglielmi
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*Alessandra Riccio, docente di letterature ispanoamericane (Università di Napoli – L’Orientale) ha curato saggi di critica letteraria su autori come Julio Cortázar, Victoria Ocampo, Alejo Carpentier, Lezama Lima, María Zambrano e ha tradotto diversi autori fra cui Ernesto Guevara, Senel Paz e Lisandro Otero. E’ stata corrispondente a Cuba per l’Unità dal 1989 al 1992, attualmente è condirettore della rivista “Latinoamerica” e collabora con diverse testate italiane e straniere.