COLOMBIA/ Santos: è ora di avvicinare Cuba e USA.
Il presidente colombiano Juan Manuel Santos afferma che Cuba e Stati Uniti debbono parlarsi e modificare le loro relazioni congelate da mezzo secolo. Questa dichiarazione è contenuta nell’intervista di domenica 8 aprile apparsa sul quotidiano bogotano El Tiempo.
Santos, non lo dice apertamente, ma lascia intendere che questo avvicinamento dovrebbe avvenire dopo le elezioni presidenziali Usa che si terranno in novembre. Perché non subito, qualcuno si chiederà? Si sa che l’argomento “Cuba” rappresenta un elemento importante nell’agenda elettorale statunitense poiché la comunità cubana della Florida ha un peso notevole nel voto finale delle presidenziali. Qui gli anticastristi più duri (ma sono meno di prima) non gradiscono nuovi rapporti tra i due Paesi, tra Davide e Golia. Indirettamente i cubano-americani che si mettono di traverso a ogni di tipo di negoziato tra Usa e Cuba fanno un favore ai Castro, i fratelli che da cinquant’anni condannano il bloqueo statunitense e dietro il quale spesso si sono nascosti utilizzandolo anche come alibi per impedire misure nuove di politica interna e per consentire all’Avana di gridare lo slogan desueto antimperialista “socialismo o muerte”, cioè qui non si cambia nulla perché le colpe sono solo dei gringos, i maggiori responsabili certamente, ma non gli unici. Santos, che non è un sinistroide e ha visitato Cuba negli ultimi mesi, vuole giocarsi anche questa carta nella regione per ridare credibilità al suo governo, dialogando al contempo con Chavez (fedelissimo di Cuba) e gli altri leader cugini del Continente. D’altra parte questo è un gioco abbastanza facile oggi, poiché solo uno stupido può sostenere l’anacronistico bloqueo e non capire l’inutilità e i danni provocati e dovuti all’ipocrisia e all’arroganza “di Washington che – dice Santos -non applica le misure repressive attuate verso Cuba ad altri Paesi” forse più ribelli e più “comunisti” e “antidemocratici” di Cuba. Uno per tutti: la C ina. Ma andiamo oltre. Bisogna poi rilevare il ruolo attivo che svolge oggi Santos anche nella scelta di dialogare con le Farc, che nei giorni scorsi hanno liberato “gli ultimi dieci colombiani rimasti nelle mani della guerriglia” secondo loro. Ma in Colombia non tutti credono alle parole delle Farc, e infatti c’è chi sostiene che lo smantellamento dei gruppi guerriglieri e l’abbandono delle armi richiederà ancora molto tempo, e non sono da escludere sorprese. Vedremo, se son armi tuoneranno. Tuttavia, tornando alle parole di Santos su Cuba/USA non c’è dubbio che queste rappresentino un chiaro sostegno ai governi latinoamericani che vogliono la riamissione di Cuba (contro il veto USA che invece ne chiede l’esclusione) al prossimo vertice Cumbre de las Américas, sesta edizione che si celebrerà il 14 e 15 aprile a Cartagena de Indias (foto). Il tema centrale del summit nella bellissima città colombiana che si affaccia sul Mar Caribe è l’integrazione, ma si parlerà anche di misure alternative per sconfiggere la droga, se legalizzare o proibire le polveri bianche. In attesa di sapere le decisioni, sapere intanto che un presidente colombiano si batte per tutto questo e prende posizione per eliminare le discriminazioni nordamericane verso Cuba, non è cosa di poco conto! E assume maggior peso se teniamo presente che Santos è pur sempre il leader di un paese, con la propria indipendenza, senso patriottico, spirito ispanoamericano eccetera eccetera, ma stiamo parlando di una nazione che raramente è andata contro le direttive e gli interessi USA. Un segnale di cambiamento positivo, non vi pare?