GUATEMALA/Eduardo Halfon: «L’angelo letterario»
L’Angelo Letterario (edizioni Cavallo di Ferro), è allo stesso tempo un romanzo e un intelligente divertissiment letterario sull’arte della scrittura e sull’influenza che, alcune letture, possono avere sulla nostra vita. L’autore, il giovane scrittore guatelmateco Eduardo Halfon, passando in rassegna le biografie di 5 scrittori amati (Hesse, Hemingway, Carver, Piglia e Nabokov), e rovistando nei cassetti della propria memoria di lettore, cerca una risposta alla domanda che assilla la mente di ogni scrittore : “perché scrivo?”. E tenta di capire l’istante preciso in cui si viene folgorati dall’angelo letterario.
“Balzac diceva che gli eventi principali nella vita di uno scrittore sono i suoi libri. Non l’influenza dei suoi genitori né dei nonni né dei figli; non la sofferenza, né le traumatiche esperienze nell’amore e nell’odio; non la vasta biblioteca che ha letto; non i suoi viaggi a Parigi e a Barcellona; non tutte le romantiche amicizie letterarie che ha coltivato attraverso lettere e bottiglie di vino e ondate di adulazioni a buon mercato.Ma i libri che ha scritto. Basta“. È da questa constatazione che prende le mosse L’angelo letterario di Eduardo Halfon. Passando in rassegna le biografie di 5 scrittori amati (Hermann Hesse, Ernest Hemingway, Raymond Carver, Ricardo Piglia e Vladimir Nabokov), e rovistando nei cassetti della propria memoria di lettore, l’autore va alla ricerca del momento preciso in cui l’angelo letterario (o il dono dell’ispirazione che dir si voglia) si risveglia, per la prima volta, in questi grandi narratori e, attraverso lo scavo e l’analisi delle vite degli altri, tenta di dare una risposta alla domanda che – per antonomasia – affolla la mente di ogni scrittore “perché scrivo?”. Quale misteriosa, compulsiva, fragile forza mi spinge, come fosse un’ossessione?
Con una scrittura leggera e la mania di un compilatore enciclopedico, l’autore centroamericano trascina il lettore in un viaggio metaletterario, a tratti surreale, dove può accadere di imbattersi in Ernest Hemingway e Ezra Pound che boxano in uno studio della Parigi degli anni ’30, o di scoprire aneddoti interessanti su Twain, Dostoevskij, Sábato, Conrad, o ancora di curiosare nella stanza di Carver mentre è intento a divorare qualche libro di Čechov. Una sorta di scatola magica, insomma, dalla quale fuoriescono racconti che si intessono con le storie principali, perché la lettura, come la vita, è fatta, sempre, di tanti fili, di tante voci, la nostra e quella delle persone che ci circondano. A legarle, come un fil rouge, la ricerca del momento dell’ispirazione letteraria. Mescolando generi diversi (romanzo, saggio, ricerca giornalista, diario, autobiografia) Halfon realizza una piccola enciclopedia in grado di soddisfare tutte le curiosità di un bibliofilo, e mette a punto un’insolita e stravagante indagine di quel preciso e fugace istante in cui un angelo (o un demonio) della scrittura fa di un individuo, senza mai più dargli possibilità di scampo, uno scrittore. Ma avverte: l’illuminazione, a volte, può avere la durata di un baleno, e il demone, dopo averci visitato, può decidere di scomparire o di dannarci per sempre.
“Le persone entrano ed escono dalla letteratura senza sapere il perché. E forse il semplice fatto di chiederselo è avvicinarsi troppo al sole, perché la ragione non potrà mai capire le manifestazioni di uno spirito estetico. Mai. Senza chiedere permesso né perdono, l’angelo letterario si affaccia, ci eleva in modo effimero verso alcuni paradisi e ci trascina verso i nostri stessi inferni, e questo è tutto, e al diavolo”.
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