America Latina: che succede …(8 luglio)
ARGENTINA: “ergastolo” per Jorge Videla, 87 anni, ex gerarca. BRASILE: il vertice Rio+20 sullo sviluppo sostenibile ha miseramente fallito. CUBA: il colera attacca da Manzanillo, ma è sotto controllo. MESSICO: il PRI con Enrique Peña Nieto torna alla guida dopo 12 anni di opposizione e dopo aver governato per ben 71 anni di seguito, dal 1929 al 2000. PARAGUAY: la destra oligarchica ha promosso un golpe ‘democratico’ per cacciare Fernando Lugo, ma il nuovo Franco è solo.
L’America latina è in continuo fermento. Molti fatti sono accaduti e non potendo richiamarli tutti abbiamo preferito offrirvi una selezione con alcuni eventi importanti.
Argentina. Oramai ci siamo dimenticati di cos’era il Sud America trenta o quaranta anni fa. Il Plan Condor non se lo ricordano in molti: il coordinamento tra le dittature del Cono Sud dell’America Latina. I fascismi andavano a braccetto e collaboravano per sconfiggere (meglio, eliminare fisicamente) guerriglieri come montoneros, tupamaros, sendero luminoso, sindacalisti e giornalisti scomodi. Oggi le cose girano diversamente, e anche se persistono problematiche importanti , qualcosa cambia e qualcuno paga. Ad esempio diversi militari, e così troviamo Ergastolo confermato per Jorge Videla (foto), 86 anni, ex gerarca responsabile di violazione dei diritti umani e di oltre 30.000 desaparecidos durante il regime militare (1976-1981). E’ auspicabile che tra un indulto o altre scappatoie (che spesso vengono concesse a, questo signore, molto vecchio, sconti veramente la pena per i crimini commessi. Non si dovrebbe guardare in faccia all’età di un anziano-ex aguzzino, perché con tutte queste attenuanti le vittime non avranno mai giustizia.
Brasile. Il vertice Rio+20 sullo sviluppo sostenibile che si è svolto recentemente a Rio de Janeiro è stato un vero fallimento, e si prefigura come una rinuncia definitiva dei paesi ricchi a proteggere biodiversità, foreste, oceani. I potenti della terra, gente senza scrupoli e futuro, continuano ad abusare della pazienza dei popoliL’accordo sulla lotta al cambiamento climatico siglato a Kyoto vent’anni prima oramai è carta straccia. Così il pessimismo delle persone di buon senso dilaga e le catastrofi naturali, che prima o poi arrivano, hanno la strada spianata. E in questo senso il Brasile, che alcuni segnali positivi aveva dato per proteggere l’ecosistema, lascia un po’ a desiderare quando apprendiamo che, assieme a Argentina e Messico, pensa al nucleare costruendo nuove centrali. Una misura davvero pazzesca, suicida, se neanche Fukushima riesce a far aprire gli occhi a questi tre paesi del Continente Latinoamericano.
CUBA: i primi casi di colera (dopo oltre 100 anni) che hanno fatto delle vittime si sono registrati a Manzanillo(foto), capoluogo della provincia orientale di Granma, che dista circa 770 chilometri dalla capitale e vicina invece alla seconda città cubana, Santiago. Divergenti i dati sulla gravità dell’epidemia diffusi dalla stampa e dai media ufficiali cubani. Vi consigliamo di seguire l’evoluzione del fenomeno sanitario confrontando fonti differenti: Cubadebate.cu; El Nuevo Herald.com e i periodici web italiani. E chi deve andare nell’Isla in questi giorni è bene si documenti a dovere sulle precauzioni da tenere in viaggio.
Messico. Il PRI (niente a che fare con l’Edera del Partito Repubblicano) torna alla guida del Messico dopo 12 anni di opposizione e dopo aver governato per ben 71 anni di seguito, dal 1929 al 2000. Enrique Peña Nieto ha ottenuto oltre il 40% dei voti. “A Città del Messico trionfa invece la sinistra – scrive Omero Ciai su Repubblica del 2 luglio- confermando che la capitale-metropoli è un’isola separata dal resto del paese”. Avvocato, ricco, 45 anni, Peña (foto) riceve dalle mani dal presidente uscente Felipe Calderòn un paese allo sfascio, un paese corrotto, ingiusto, impoveritosi sino ad avere 12 milioni di poveri, sull’orlo della guerra civile, controllato in gran parte dai narcotrafficanti, che hanno lasciato oltre 70.000 morti in poco tempo, violenza, sequestri, estorsioni. Tra le vittime anche molti giornalisti e sindacalisti. A tal proposito vi consigliamo il libro di Lydia Cacho, Memorie di un’infamia (Fandango) già presentato su questo portale. C’è da augurarsi che il nuovo cacique del Partito Rivoluzionario Istituzionale (Pri) sappia lottare contro i cartelli della droga e contro i beneficiari prinicipali, le lobbies statunitensi. Per un “rivoluzionario” quella è la strada, altrimenti dovrebbe cambiare nome al partito o cedere il potere non dico alla sinistra ma almeno al movimento giovanile (“Yo soy el 132”) che lo ha aspramente criticato durante la campagna elettorale per i suoi atteggiamenti autoritari. Enrique Peña Nieto è stato governatore dello Stato del Messico dal 2005 al 2011, e ora è il n.1 di tutti i messicani.
Paraguay. La destra ha rialzato la testa alla vecchia maniera. Di questi esempi nel passato ce ne sono a bizzeffe, e recentemente stanno ricomparendo, vedi Manuel Zelaya in Honduras estromesso senza tanto clamore e bloqueo nordamericano. Anzi, molti si sfregano le mani di gioia. Ora è toccato al presidente paraguaiano Fernando Lugo (foto), ex-vescovo dei poveri, destituito per “inettitudine”. Roba da medioevo, lo chiamano impeachment-lampo parlamentare ma è un classico golpe. Ma la cosa vergognosa è l’assenza di una risposta politica forte di condanna da parte dell’Occidente democratico. Se fosse successo il contrario, la stampa mondiale avrebbe gridato “terroristi, comunisti” ecc… Se lo fanno amici degli USA (o meglio del capitalismo Usa, poiché non credo che Obama apprezzi questi colpi bassi, ma si sa che ha le mani legate da chi controlla l’economia) arrivano solo dei Ni, che voglion dire difendere gli oligarchi e i latifondisti alle dipendenze delle multinazionali (lo zampino di Washigton c’è sempre) del transgenico, i veri artefici del golpe per bloccare il processo di ridistribuzione delle terre che stava attuando Lugo. Il quale ha toccato i fili pericolosi (dangerous) del business e così alleati interessati e il grande padronato l’hanno tradito e fulminato in un istante. Intanto il vertice del Mercosur come risposta ha sospeso il Paraguay sostituendolo con il Venezuela di Chavez. Ma questo ha irritato il governo di Montevideo, che ritiene illegale questo procedimento forzato. Insomma trovare stabilità e accordi non è facile neanche tra governi amici.