Colombia: passi per stoppare il conflitto armato con le Farc
Juan Manuel Santos, presidente della Colombia, e i guerriglieri delle Farc stanno dialogando per cercare la fine del conflitto armato in corso da cinquant’anni. Un primo incontro esplorativo si è svolto all’Avana. Il 5 ottobre a Oslo è in programma un nuovo meeting ‘sponsorizzato’ da Cuba, Venezuela e Norvegia.
Juan Manuel Santos, da quando si è insediato al Palacio de Nariño di Bogotà, sta preparando un percorso per tentare di giungere a un dialogo concreto con i guerriglieri delle Farc per arrivare all’auspicabile pace in Colombia, dopo cinquant’anni di conflitto tra l’esercito nazionale e i movimenti della guerrigilia, Farc e Eln. Prima si è riavvicinato diplomaticamente a Cuba e Venezuela, eppoi Santos assieme ai leader di questi due governi latinoamericani ha richiesto un tavolo di trattativa. Infatti le prime esplorazioni si sono tenute all’Avana e il prossimo incontro avrà luogo a Oslo con la mediazione della Norvegia. Ma non sarà un cammino facile, poiché il terreno del dialogo è minato da sabotatori come l’ex-presidente Alvaro Uribe, che vorrebbe sconfiggere i guerriglieri con le armi. Tuttavia l’entusiasmo che si è creato nell’opinione pubblica colombiana spinge in favore di Santos (ex ministro durante la presidenza Uribe) per compiere passi importanti verso la pace. Sono moltissimi i colombiani di sinistra che mentre all’inizio simpatizzavano con le lotte della guerriglia, oggi (ma forse anche da ieri l’altro, si fa per dire) considerano inutile questo braccio di ferro armato. E per diversi motivi, tra cui, il principale, è il coinvolgimento delle Farc con il narcotraffico. Ma questo, alcuni colombiani – da noi intervistati- non lo mandano giù perché ritengono che non sempre il fine giustifichi i mezzi. Che dire: hanna ragione.
In questo quadro sfilacciato i contendenti si sono resi conto che i tempi sono cambiati e che questa lotta è anacronistica. Quindi, dialogare e convivere in pace è certamente meglio che continuare a vivere nella paura, nel terrore di attentati e sequesti, sotto le leggi delle armi e di uomini in divisa.
Se prevarrà il buon senso e la ragione, il Paese potrebbe così riacquisire la credibilità e la fiducia che attualmente gli sono negate da moltissime nazioni, e non sempre con buoni motivi; gli interscambi commerciali e culturali potrebbero beneficiare dell’esigenza di aria pulita, non inquinata dalle mitragliette. A partire dal settore del turismo, poco sviluppato e che invece ha tantissimo da offrire ai mercati sudamericani e europei.