CUBA, Amo esta Isla…soy del Caribe

L’audiovisivo “Cuba, Amo Esta Isla” (online in youtube) è un omaggio al popolo e alla cultura cubana e non è una adesione al sistema politico del Paese. Un potpourri di immagini e suoni dell’Isla Grande di Gianfry Grilli

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Colombia: dialogo tra Governo e cafeteros in sciopero da 10 giorni

6. marzo 2013 – 19:18No Comment
Colombia: dialogo tra Governo e cafeteros in sciopero da 10 giorni

Dopo il braccio di ferro durato dieci giorni,  oggi, mercoledì 6 marzo, è iniziato il dialogo tra Governo, rappresentato da Angelino Garzón, e la delegazione dei Cafeteros per trovare un accordo alla vertenza e sospendere il blocco delle strade che sta paralizzando il Paese, con gravi rischi sanitari oltreche di carattere economico e sociale. E così si scopre la grave e colpevole situazione del trasporto in Colombia.

Il vicepresidente della Colombia, Angelino Garzón (foto), è a capo della delegazione governativa che da poche ore ha ripreso il dialogo con i cafeteros presso l’Hotel Movich di Pereira, capoluogo del Dipartimento Risaralda, per trovare un accordo soddisfacente e porre fine ai blocchi stradali che stanno arrecando danni enormi al Paese, sia dal punto di visto economico, che sociale e sanitario. La Croce Rossa colombiana è preoccupata per le “difficoltà create alla mobilità delle ambulanze e dei veicoli che trasportano medicinali e ossigeno per pazienti gravi” in alcune zone del Paese.

I lavoratori del caffe – spalleggiati anche dai camionisti, anche loro in lotta per rivendicazioni e agevolazioni fiscali – stanno manifestando da 10 giorni impedendo a merci e persone di transitare da un luogo all’altro. I cafeteros esigono dal Governo politiche economiche a favore dei coltivatori di caffè, degli operai agricoli, oramai ridotti alla fame, e non degli interessi delle multinazionali. I cafeteros chiedono di aumentare i sussidi e proteggere il settore dalla caduta del prezzo internazionale del caffè. Il settore è in crisi perché qui sono aumentati i costi di produzione del caffè, la resa delle terre coltivate è diminuita e anche le esportazioni. Rivendicazioni di tipo economico analoghe anche da parte dei produttori di cacao e dei camionisti, come detto poc’anzi. Categoria quest’ultima che in America latina, da molti anni, ha “condizionato” e può ancora “condizionare” la politica di molti governi a seguito del forte potere contrattuale, una sorta di corporazione che muove in tutti i sensi le cose. Le proteste hanno messo in ginocchio tutta la nazione e il governo consapevole della tensione (e di speculatori e infiltrati) e dei rischi che ne potrebbero derivare ha deciso che il tavolo delle trattative andrà avanti ad oltranza, fino alla firma di un accordo tra le parti. Staremo a vedere. Sarebbe tuttavia importante e salutare che da questi conflitti maturasse una maggiore consapevolezza nella popolazione colombiana al fine di fare cambiare rotta alla politica di Bogotà che finora ha favorito (o per lo meno non ostacolato) un capitalismo selvaggio che punta a forme di consumismo esasperato (qui c’è abbondanza di alimenti e ogni ben di Dio) senza invece intervenire sui nodi strutturali che sono la causa di gravissimi limiti di cui soffre il Paese, e il trasporto pubblico è uno dei tanti problemi,  e che a lungo andare tutto ciò potrebbe creare danni devastanti all’ambiente con ricadute negative sullo sviluppo civile e democratico (vero, non di facciata) di questa realtà molto interessante e con grandi potenzialità represse da giochi di potere internazionali. Purtroppo solo in questi frangenti delicati, quando qualcuno si mette di traverso al corso delle cose,  ci si rende conto della miope politica del trasporto,  dove tutto avviene su gomma attraverso file interminabili di giganteschi Tir (TractoMulas, le chiamano i colombiani ) che attraversano ininterrottamente avanti e indietro tutto il territorio di questo spettacolare paese, che è bene dirlo ha un’orografia molto diversificata e fenomeno geologici complessi, ma che non giustificano scelte antistoriche e ingiuste.  Qui non esistono treni,  ma solo aerei, pullman, auto e camion. Con ingorghi tremendi. Bogotà, Cartagena, Medellin, Cali, Barranquilla, Bucaramanga, Pereira e Buenaventura, solo per citare alcune delle principali città,  si raggiungono solo dopo decine di ore di viaggio su strade tortuose, dissestate, piene di pericolose buche e sopportando moltissimi conducenti imprudenti da far drizzare i capelli.  Chi scrive ha vissuto questi problemi poche settimane fa, viaggiando in auto da nord a sud, da est a ovest: per compiere 250 chilometri colombiani non ci si impiegano meno di 8 ore, faticosissime per il livello d’attenzione richiesto. E se Dio te la manda buona, cioè non incontri incidenti o un mezzo che si blocca sui tratti ripidissimi.  Nei prossimi giorni vi documenteremo con alcune immagini video di questi luoghi visitati recentemente. Nel frattempo è auspicabile che la democrazia, i diritti dei lavoratori, il buon senso e il dialogo abbiano trionfato a Pereira e sulle strade colombiane. Hasta la vista!

Testo e Foto: Gian Franco Grilli (gfg 2013), esclusa foto di apertura ripresa dalla rete.

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