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L’audiovisivo “Cuba, Amo Esta Isla” (online in youtube) è un omaggio al popolo e alla cultura cubana e non è una adesione al sistema politico del Paese. Un potpourri di immagini e suoni dell’Isla Grande di Gianfry Grilli

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Pete Escovedo: Live from Stern Grove Festival

2. aprile 2013 – 21:20One Comment
Pete Escovedo: Live from Stern Grove Festival

Live from Stern Grove Festival (Concord Music -distr. Egea) è il titolo dell’ultimo cd del bandleader chicano Pete Escovedo. Registrato  durante il concerto di San Francisco il 22 luglio 2012, l’album rappresenta, un piccolo omaggio alla lunga carriera del percussionista settantasettenne. (video del Live concert)

Nato in California nel 1935, ma di origine messicana,  Escovedo dagli anni Sessanta si muove tra smooth jazz, pop latino e salsa.  Il disco Live inserito, per comodità commerciale, nel latin jazz, è invece qualcosa che va oltre i concetti attuali del latin: è un incontro, ben riuscito, tra jazz, linguaggi afroamericani e alcune modalità del variopinto mondo della musica latina, ma non possiede tutti gli ingredienti primari del latinjazz tra cui quel tumbao tipico che fa la differenza di questa musica. Infatti  la Pete Escovedo Latin Jazz Orchestra non naviga in maniera decisa e preponderante dentro il solco della tradizione di scuola afrocubana o caraibica,  quella scuola che è alla base della salsa  e del latin jazz. Ciò andava detto in modo chiaro e soprattutto a buona parte di nostri lettori, che sono dei veri estimatori della musica latina e critici severissimi se presi per il naso.  Quindi meglio chiamare le cose con il proprio nome. Bene, tornando all’Orchestra di Pete Escovedo, diciamo che sono dodici ottimi musicisti affiancati per l’occasione in alcuni brani da special guests  di lusso, come il trombettista cubano/statunitense Arturo Sandoval (Sueños de Toreros), il chitarrista brasiliano Ray Obiedo (Brasileiro) o la figlia di Pete, Sheila E entrata  in studio per registrare Solo Tu e Dance.  In totale  otto tracce piacevolissime, il cui denominatore comune sono i felicissimi arrangiamenti e una sezione fiati di primissimo ordine, che a nostro avviso è il perno centrale su cui ruota l’intero progetto musicale e in grado di collegare, e allo stesso tempo solleticare, le parti ritmiche e melodiche in modo sapiente e con rara eleganza.  Entrando nello specifico, Picadillo Jam,  il brano di apertura, è un evergreen del Re del timbal Tito Puente. Fly Me To The Moon è un pezzo di grande precisione, ricco di swing ma privo di sabor latino;  “Ritmo para guarachar”  o per ballare in chiave rumbera, è il refrain che guida Dance. Mentre True or False è un buon medley di linguaggi musicali dove la voce grossa è affidata alla chitarrismo rock di Michael Angel Alvarado, con richiami a Carlos Santana, prima  di cedere il campo all’improvvisazione del sax di Dave Koz che dialoga brillantemente con il drumming nervoso di Peter Michael Escovedo, poi un finale con stacchi di jazz sinfonico da antologia. Quindi un latin jazz molto elegante, forse fin troppo  e in alcuni momenti ideale come musica per film.  Latin in smoking che sa molto di Usa ma con pochissima identità sonora latina. Quell’identità che Pete porta nelle vene e che ha contribuito a diffondere durante la sua carriera, e anche a fianco di grandi nomi come Herbie Hancock, Chick Corea ,Woody Herman, Cal Tjader, Bobby McFerrin, Carlos Santana e George Duke. Ma in questa fase, me lo conceda il Maestro Pete, quell’identità sembra essersi un po’ diluita. E allora viene da porsi una domanda: non sarà che l’artista (e non ci riferiamo solo al nostro in questione) vivendo troppo lontano dalle terre di origine di quei linguaggi via via smarrisce lo spirito musicale ispanoamericano a scapito di altre espressioni? Sarebbe interessante conoscere il pensiero di qualche musicista che vive questa esperienza. Comunque sia, la perplessità sollevata non toglie valore all’album Live from Stern Grove Festival: è ottima musica, da ascoltare con attenzione, poi ciascuno la incasellerà dove e come vuole. (gfg)

Video Concord Records:

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