Libri-novità: Massimo Barbiero e L’effetto del jazz
Freschissimi di stampa ecco due nuovi titoli che parlano di diversificate esperienze musicali e del contesto in cui si sono sviluppate. Il primo, a cura di Guido Michelone e Gian Nissola, focalizza il percorso artistico-musicale del batterista Massimo Barbiero; il secondo, L’effetto del jazz scritto da Toni Bertorelli, racconta la nascita del primo jazz club italiano: lo Swing Club di Torino.
Questo è il quarto libro sul poliedrico Massimo Barbiero, batterista, percussionista, compositore, nato a Ivrea il 4 febbraio 1963.
Curato da Guido Michelone e Gian Nissola, il volume “Massimo Barbiero / Sisifo – La fatica della ricerca” (edizioni Del Faro – 24,00 €) è stato pensato con l’intento di condividere il percorso intellettuale di Massimo Barbiero insieme a molte altre persone, non solo musicisti, ma anche fotografi, critici, musicologi, filosofi, registi, poeti, romanzieri, designer, pittori, danzatrici. Non è questione di narcisismo o vanità: al contrario Barbiero dimostra sincero interesse e razionale passionalità per la condivisione dei saperi e delle conoscenze attraverso il diretto coinvolgimento di esponenti dei più diversi linguaggi espressivi di eterogenee esperienze socioculturali.
L’opera suddivide il lavoro artistico-musicale di Massimo Barbiero in quattro grandi categorie che prendono in esame i diversi percorsi progettuali. Successivamente i vari percorsi vengono analizzati, disco per disco, in senso cronologico. Infine i due brevi saggi, a firma rispettivamente di Franco Bergoglio per Enten Eller Orchestra e di Davide Ielmini per il gruppo di percussioni Odwalla, ci aiuteranno ad approfondire genesi e filosofia dei due progetti musicali più importanti, evidenziando i passi da gigante (i coltraniani Giant Steps) compiuti dall’ex ragazzo (che come avrete dedotto poc’anzi ha da poco tagliato il traguardo dei Cinquanta) con la batteria che sta rivoluzionando la musica italiana, in una storia ancora tutta da raccontare, magari in un futuro tanto prossimo quanto lontano.
Da Ivrea ci spostiamo nel capoluogo piemontese.
Infatti è proprio nei vicoli della Torino del Dopoguerra, quella Torino oggi frenetica regina della nightlife nazionale, che nasce il primo jazz club italiano: lo Swing Club. Siamo alla fine degli anni Cinquanta quando in via Bellezia – presso una cantina del Centro storico seicentesco della città, bombardato e trascurato dall’inerzia degli amministratori – Mario detto Xma, aiutato da un manipolo di amici appassionati di una musica che proveniva dagli Stati Uniti, costruisce uno dei jazz club che segneranno la storia di questa musica in Italia. Grandi maestri come Charlie Mingus, Dexter Gordon, J.J. Johnson, Chet Baker, Miles Davis, Thelonious Monk, Art Blakey, solo per citarne alcuni, approdarono in questo tempio italiano della musica afroamericana. Ma in queste due stanze del localino torinese, che diventerà il luogo di ritrovo di una gioventù ribelle e amante della notte, unita dai suoni acidi e dissonanti del bebop, hanno suonato tutti i migliori jazzisti italiani, tra cui Enrico Rava, Romano Mussolini e Tullio De Piscopo, il simpatico batterista napoletano che firma la prefazione del volume scritto dall’attore Toni Bertorelli.
L’effetto del Jazz (Iacobelli editore – 12,00 €) è un testo che attraverso gli occhi dell’autore – che ha vissuto quegli anni struggenti – ci fa, allo stesso tempo, amare il linguaggio musicale afroamericano nato agli inizi del Novecento e scoprire una Torino ormai scomparsa. Una piacevolissima lettura.
Posso solo dire con sollievo che ho trovato qualcuno che sa realmente di cosa sta parlando! Lei sicuramente sa come portare un problema alla luce e renderlo importante. Altre persone hanno bisogno di leggere questo e capire questo lato della storia.