ROBERTO TAUFIC: una chitarra che sussurra fraseggi jazz e ritmi del Brasile
Musicista, compositore, eccellente persona, sanguemisto, Roberto Taufic, nato in Honduras da genitori di origini arabe ma cresciuto in Brasile, da circa vent’anni divide la sua vita tra il Brasile e l’Italia, terra dove ha scoperto e valorizzato il grande patrimonio culturale e musicale della musica popolare brasiliana. Ecco l’intervista in esclusiva per Micaribe raccolta da Gian Franco Grilli (+video con musiche di Barbara Casini & Taufic).
La proposta musicale eseguita a Lugo in duo con Barbara Casini è un viaggio dentro la storia della musica brasiliana combinata a jazz, ma c’è pure qualche escursione internazionale con composizioni originali. E’ così?
E’ vero, abbiamo suonato delle bellissime composizioni della Barbara e altri pezzi che conoscevamo, ma tutto con molto spazio alla improvvisazione e libertà interpretativa.
Come nasce questo binomio?
Il duo con Barbara è iniziato diversi anni fa per sbaglio nel vero senso della parola, poiché eravamo entrambi in vacanza a New York, ci siamo scritti e così è capitato di fare un concerto da un amico con canzoni scelte al volo. È stato bello!
Ma avevate già suonato assieme altre volte?
Sì, io ho sostituito due o tre volte Sandro Gibellini nella formazione del trio di Barbara Casini completato da Beppe Fornaroli. Eravamo amici, lei veniva a vedermi suonare, poi tanto tempo fa rimasi colpito dal primo disco di Barbara con pezzi suoi. E debbo dirti che quando l’ho conosciuta era preparatissima sulla nostra musica più di tanti brasiliani, mi resi conto prestissimo che lei e Beppe erano ricercatori accaniti non solo della musica ma della cultura brasiliana e quindi con loro mi sentivo mio agio, come a casa mia. Spesso le dicevo che sarebbe bello che rifacesse i pezzi suoi di quel disco, “Todo o amor”. Quindi adesso stiamo lavorando su un progetto analogo a quello.
Video 1 e di seguito i titoli dei brani proposti in piccoli frammenti, poi il video 2:
Il primo brano del video è un assolo di chitarra di Roberto Taufic su un pezzo di Barbara Casini che si chiama “Se não há lugar“; il secondo è Desafinado di A.C. Jobim; poi ABRE ALAS di Ivan Lins; LADEIRA DA PREGUIÇA di Gilberto Gil; per finire FEIJOADA COMPLETA di Chico Buarque.
Andiamo invece sulle tue origini.
Sono nato nel 1966 in Honduras, mio padre era honduregno però anche lui era di origine palestinese come mia madre. Ho vissuto in Honduras cinque anni e poi ci siamo trasferiti in Brasile dove c’era la maggior parte dei fratelli di mia madre, che erano andati in Brasile dopo la creazione dello Stato di Israele. Prima andò il fratello maggiore che aveva dei conoscenti là e via via lo raggiunsero anche gli altri, e quindi anche mia madre che era la più giovane.
Ti senti più brasiliano, honduregno o…
Brasiliano, perché io mi sono formato lì; honduregno non direi proprio… Dopo 20 anni di Italia anche un po’ italiano!!!
Ma sei tornato nei luoghi di nascita?
Mai, invece sono più interessato di andare a visitare la Palestina.
La tradizione, la cultura e magari la religione araba hanno influito sul tuo pensiero musicale estetico, o la tua formazione è laica o di altro tipo?
Anche qui ho una storia curiosa, perché i miei sono cattolici ortodossi e quindi sono cresciuto con la religione cattolica in una scuola con i preti in Brasile, ho fatto la comunione, cresima eccetera poi come tanta gente ho smesso di frequentare, infine sono venuto in Italia nel 1990 e già nei miei primi anni la maggior parte dei musicisti con cui lavoravo qui erano buddisti e così nel 1995 sono diventato praticante del buddismo.
Le religioni afro-brasiliane , il sincretismo come il candomblé, fortemente radicato nella popolazione brasiliana, si sa che è presente nell’estetica di numerosi musicisti del tuo paese. Vale anche per te nonostante la fede nel buddishmo?
Direi che la fede buddista è il mezzo che ho scelto per vivere una vita di valore e per migliorare sempre come essere umano! Nella musica, Il primo contatto era più con la musica popolare in forma di canzone, ti parlo di Chico Buarque, Toquinho, Ivan Lins ed altri ma anche lo chorinho, che ha una forte componente africana non propriamente legata alla religione. Fu quando arrivai in Italia che scopri quest’ultima suonando con tanti percussionisti brasiliani che vivono qua e praticano la religione del candomblé. Comunque sulla mia formazione musicale questa cultura non ha influito, anche se il lato africano cerco di trovarlo dentro di me, ma è una ricerca sonora, estetica più che spirituale.
Nel tuo chitarrismo spicca anche l’aspetto ritmico, la percussione la sviluppi con pattern sulla cassa armonica. Hai studiato un po’ i ritmi del tuo paese o è qualcosa di innato o che si acquisisce dalla strada?
In Brasile quasi tutti i musicisti che suonano la chitarra o il basso hanno molta facilità per suonare le percussioni, con strumenti come il tamborim o il surdo e lo si fa istintivamente; il pandeiro è già più difficile, richiede una certa tecnica. Se tu da giovane suoni un po’ di samba con gli amici poi tutte queste esperienze ti rimangono appiccicate addosso; io suonavo il cavaquinho, che è uno strumento ritmico.
Già cavaquinho, ce ne vuoi parlare?
E’ una piccola chitarra, ha 4 corde, sarebbero le prime 4 corde della chitarra, è uno strumento di origine portoghese e viene principalmente impiegato nel samba e nello choro. Per rendere l’idea a chi non conosce quel mondo: nelle scuole di samba durante il carnevale il cavaquinho è l’unico strumento armonico in mezzo a mille tamburi; è ritmico, è quello che tiene su l’armonia. In una parola: è come suonare il tamborim nelle corde. Per restare in argomento su ritmi e percussione, aggiungo che la batteria è uno strumento che mi è sempre piaciuto e l’ho suonata, sono un batterista mancato, ma mi è servito a capire che potevo suonare la chitarra con quel tipo di approccio. Ogni dito della mano destra potrebbe essere un pezzo della batteria.
Quindi, un chitarrista con una spiccata vena percussiva.
Ho studiato molto l’indipendenza della mano destra e nel 1994 ho suonato per un anno con la cantante brasiliana Elza Soares (sposata con il famoso calciatore Garrincha), che avevo conosciuto a Roma durante una sua tourneé e accadde che mi invitarono sul palco a suonare un pezzo. In quel periodo suonavo la chitarra midi che praticamente è come suonare le tastiere con la chitarra; lavoravo parecchio come tastierista però suonando la chitarra e avevo dei suoni di batteria sulle corde. Insomma, avevo sviluppato un po’ di ritmi tipo batterista e se tu chiudevi gli occhi sembrava effettivamente di sentire una batteria. Elza rimase molto colpita da questa cosa e così mi invitò a fare una tournée con lei in Brasile. Quella per me è stata un’esperienza molto importante dal punto di visto ritmico. In quella tournée c’era anche il sassofonista jazz Giancarlo Maurino, con il quale, tra l’altro, abbiamo fatto un disco insieme.
Anche se non sei un percussionista, conosci le varie scansioni ritmiche e ci sono ritmi brasiliani con i quali ti destreggi meglio che con altri?
Samba, maracatu, forrò, frevo e altri ancora. In Italia c’è l’abitudine a dividere le cose, invece in Brasile queste divisioni sono più sfumate, ovviamente devi sapere che stai suonando una bossanova o… però c’è la libertà di legare un ritmo con l’altro, perché matematicamente sono tutti incastrabili.
Facciamo un altro passo indietro. Sei figlio d’arte?
In famiglia non c’è una vera tradizione musicale, a mio padre piaceva molto la musica, strimpellava uno strumento. Invece aveva una notevole vena creativa per la pittura e credo che l’amore per l’arte mi sia stato trasmesso da lui.
Pertanto la tua preparazione è frutto di studi accademici?
Mia madre mi iscrisse per studiare chitarra al conservatorio di Natal, ma dopo due mesi sono scappato via perché l’insegnante non voleva che suonassi pezzi di musica popolare, e quindi quel tipo di studi mi è diventata una roba antipatica. Poi ho avuto un altro maestro di musica popolare brasiliana che veniva a casa mia: è durato un mese perché mentre mi lasciava fare gli esercizi in salotto il maestro se ne andava in cucina, apriva il frigo e si mangiava tutto, così mia madre l’ha dovuto mandare via. Da allora ho iniziato a studiare da solo, la chitarra elettrica e molto jazz e…
Chitarra elettrica jazz ?
Più che il jazz era proprio lo studio della chitarra elettrica che mi piaceva, ma non avevo i soldi per comprarne una e un amico me la prestava.
Andiamo avanti qi qualche anno. I tuoi modelli, i tuoi idoli musicali chi erano?
Direi che ero attratto dalla fusion: Scott Henderson, Pat Metheny, quel mondo lì. Poi quando sono arrivato a Roma ho visto tanti chitarristi bravissimi e questo mi ha dato la carica per studiare di più, ascoltavo Joe Pass e altri. E della musica brasiliana non m’importava più niente. Però cosa succede: stando a Roma non potevo lavorare con il jazz perché c’erano tanti chitarristi e di altissimo livello. Quindi per mantenermi ho dovuto suonare musica della mia terra nei localini riscoprendo così la tradizione musicale del mio paese. Pensa che storia, ma è così e ti rendi conto che non c’era bisogno d’altro, avevo tutto nella mia cultura. Ho ripreso dalla classica e ho elaborato uno stile un po’ diverso, poichè ero passato comunque dal jazz, dalla chitarra elettrica…
Ma un idolo tra i chitarristi jazz l’avrai avuto?
Tanti… Pat Metheny, John Scofield, Jim Hall, ecc. Proprio questa settimana ho cominciato a curiosare su Youtube per vedere i ragazzi giovani e sono rimasto molto colpito da come suonano, ad esempio uno che si chiama Mike Moreno, Julian Lage, …infatti mi sta venendo voglia di ricominciare a studiare la chitarra elettrica (ride).
Stiamo ancora un po’ sul classico. Contigo en la distancia, brano del famoso compositore cubano Cesar Portillo del La Luz, è anche il titolo di un tuo cd. E’ un omaggio all’artista cubano scomparso da pochi mesi, padre del bolero, del feeling jazz, o quel titolo rappresenta qualcos’altro?
Purtroppo non sapevo quasi nulla del musicista cubano, comunque il cd è il frutto di un trio che abbiamo a Torino da tanti anni con Barbara Raimondi, cantante ligure e il batterista Enzo Zirilli. L’idea di fare questo repertorio è partita un po’ da un disco di Caetano Veloso… invece la mia storia personale legata a questo disco viene da quando ero piccolo perché mio padre ascoltava sempre bolero, musica messicana. Così quando mi hanno proposto di lavorare a questo progetto ho detto di sì subito perché è un mondo che ce l’avevo in testa pur non avendo mai suonato queste canzoni come Cuccurucucu paloma, Gracias a la vida, Contigo en la distancia, eccetera. In trio le abbiamo suonate con notevole intensità, tanto che credo che Barbara in un’altra vita abbia vissuto là, in America Latina. Questa produzione comunque non è dedicata esclusivamente al bolero o al feeling jazz, ma alla musica popolare latinoamericana in generale.
L’ultimo disco che hai fatto?
Direi quello uscito con mio fratello Eduardo, il titolo è Bate Rebate, anche questo è un roots che invito a guardare. Abbiamo un canale You Tube come DUO TAUFIC; poi è uscito da poco in America un cd registrato a Rio de Janeiro che si chiama “Atlânticos”, in un duo con Ricardo Silveira, chitarrista e produttore molto conosciuto in Brasile nonchè uno dei miei chitarristi preferiti di cui ho avuto una grande influenza. Il disco è uscito con Adventure Music.
Invece nel 2010 hai inciso il tuo primo disco in Guitar solo.
“Eles & Eu” è un album doppio. Il primo cd si chiama “Eles”, che in portoghese significa “loro” e il secondo “Eu”, cioè io. L’idea di questo doppio disco è stata quella di fare un omaggio a quei compositori che mi hanno influenzato e insegnato moltissimo e con i quali sono cresciuto enormemente, e vanno da Jobim a Pat Metheny , da Monk a Gilberto Gil, Guinga, Edu Lobo, Chico Buarque, Chopin,ecc . Sono arrangiamenti che avevo fatto diversi anni creando una mia rilettura nella quale lascio molto spazio alla improvvisazione. Il secondo Cd “Eu” rappresenta il mio lato come compositore.
Vuoi ricordarci alcuni di questi standard del primo cd e poi parliamo del secondo?
Del primo, Eles, cito Desafinado, Round Midnight e Chovendo na roseira, fino al Nocturne op.9 no.2 di Chopin. L’altro, ovvero Eu (Io), raccoglie brani di mia composizione da Das tuas lagrimas, a Bate e rebate, da Maxixando a Enigmatico e nel cd ci sono anche i pdf delle partiture: quello che collega i due dischi è la forma di suonare la chitarra. Questo è il disco che mi rappresenta al cento per cento. Come chitarrista, arrangiatore, interprete e compositore e viene fuori la mia personalità musicale, estetica. E’ la mia storia!
Cambiamo registro. C’è in corso una diatriba sul fatto di inserire il samba jazz dentro la categoria del latin jazz. A tal proposito tu cosa ne pensi? E ritieni che i tuoi progetti possano stare sotto l’ombrello del Latin jazz?
Noi abbiamo sempre bisogno di etichettare le cose. Allora si potrebbe dire anche Brazilian jazz ed è una parola talmente aperta che… beh io credo che sia più il modo di interpretare che cambia… Se parliamo di latin jazz o samba jazz entriamo proprio del discorso ritmico. Quindi da questo punto di vista se il Brasile è inserito nel Latin allora dico latin jazz. Invece secondo il tipo di interpretazione il mood brasiliano è ben diverso da quello afrocubano, c’è più relax.
Nell’afrocuban jazz (oggi dai più chiamato Latinjazz) è la clave il pilastro ritmico che governa tutta la musica. Nella musica brasiliana c’è un equivalente della clave?
No saprei dirti, perché se suoni bossanova è una cosa, se suoni samba, forró, baião, è ancora diverso. Tieni presente che il Brasile è un continente di ritmi e, se non erro, sono catalogati circa cinquecento ritmi diversi, quindi non è facile trovare un parallelo con la clave.
Già, ritmi e stili. Parliamo un po’ di choro, chorino, samba e di altri che ora non ricordo. Puoi spiegarci se sono anelli di una stessa catena, dei derivati uno dell’altro?
Sì , sono dei derivati, ad esempio chorino e choro sono la stessa cosa, la differenza sta nel modo di interpretare. Se parliamo di samba, si apre un mondo poiché esistono diversi tipi di samba, quello più popolare, poi il samba-canção, che è un po’ più lento, il partido alto, samba funk, ecc.. Se parliamo di cadenza ritmica, sono tutti molti simili, i sedicesimi sono sempre quelli ma dipende come li combini, quindi cambiano gli accenti ma questi generi hanno le stesse origini. Lo choro è un modo di suonare, quindi suonare choro vuol dire chiamare in causa il mood del valzer, polka, musica europea, romantica, eccetera, ma quando suoni un samba-choro le cadenze ritmiche sono quelle del samba. Anche la bossa è un samba ma è suonato in modo più dritto, lineare, meno saltellante. Frevo è una marcia velocissima, mentre il baião addirittura ha tra le origini anche elementi balcanici, e se ascolti certa musica arabo-balcanica ti accorgi che ha delle ritmiche molto simili al baião.
Sei sempre in movimento dall’Italia al Brasile e viceversa. Ma qual è il “vento” che ti ha portato qui? Amore, lavoro o….
Sì… negli ultimi anni vivo più in Brasile. Sono 22 anni che risiedo in Italia e sono arrivato qui per una avventura con degli amici per lavorare sei mesi in un villaggio turistico. In quegli anni era difficile emigrare in Italia. Noi avevamo un visto turistico gestito da un’agenzia. Quando poi decisi di restare qui dovetti fare la sanatoria per avere permessi di soggiorno, poi era sempre un’avventura per rinnovare, è stato durissimo.
Gli episodi di violenza delle settimane scorse dimostrano che non è tutto oro quel luccica in Brasile. Cosa ne pensi?
Sono cose molto recenti, comunque è il risultato di una crescita abbastanza disordinata e per quel che mi riguarda direi che c’è una manipolazione da parte delle multinazionali. A me dispiace vedere certe situazioni, alcuni cambiamenti che fanno riflettere: dove c’erano dei negozi tipici ora trovi un centro Tim o un negozio di abbigliamento famoso, ma per fortuna che le radici sono talmente forti che ci vorrà del tempo prima di smantellare il Brasile più autentico.
Turisticamente, il Brasile di oggi è più tranquillo, meno pericoloso? E quali sono i suggerimenti che ti sentiresti di dare circa tappe imperdibili sulla musica popolare brasiliana?
Certamente è molto meno pericoloso di qualche tempo fa, ma… ci vuole però sempre un po’ di prudenza. Suggerimenti per viaggiatori musicali? A Rio trovi sempre samba, choro, però se parliamo di musica di qualità credo che adesso San Paolo è una fucina pazzesca; poi il nord est del Brasile regala parecchie sorprese, ma anche nelle città meno note, ad esempio la mia che è Natal, nel nordeste del Brasile, trovi musica e musicisti incredibili!
Testo e foto di Gian Franco Grilli