JAZZ, BJF 2024: 21 ottobre-17 novembre, tra Bologna, Ferrara e Forlì

Pat Metheny sarà la principale star del Bologna Jazz Festival 2024, che annovera in questa edizione nei grandi teatri cittadini altri protagonisti di massimo rilievo come Mulatu Astatke, Cécile McLorin Salvant e McCoy Legends. Ma nei jazz club ci sarà una programmazione che, a nostro avviso, restituirà un’immagine più significativa, variegata e completa dei del jazz multicolore oggi.

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Cile: GLORIA a passo di bolero, cumbia e bossanova

20. ottobre 2013 – 22:15No Comment
Cile: GLORIA a passo di bolero, cumbia e bossanova

In rete è possibile trovare  recensioni di segno opposto della pellicola GLORIA del cineasta Sebastian Lelio. Ne abbiamo evidenziate un paio di positive, un’altra che rappresenta una sonora stroncatura, e per chiudere abbiamo estrapolato una critica infelice sulla colonna sonora basata su “musiche kitsch”. Su quest’ultima parte diciamo la nostra, ovvero in due parole elenchiamo alcuni stili musicali che fanno capolino nei dancing.

Complessivamente giudichiamo GLORIA un buon film, il cui contenuto vero (la soliditudine quando diventa patologia) , se vogliamo dirla proprio tutta, non riguarda soltanto la società cilena. Quel tipo di solitudine, quella ricerca dell’altro ad ogni costo, è espressione tipica di società ipercompetitive, globalizzate, senza protezioni sociali perchè dominate dal mercato, relazioni umane finte, realtà come quella che pare di vedere in Cile, ma assimilabile al nostro mondo. E quindi se Gloria anziché di vivere a Santiago del Cile  (realtà non rappresentativa di tutta l’America Latina, che comprende invece anche il Centro America e i Caraibi) fosse di Milano, Roma o Bologna non farebbe tanta differenza. Detto ciò,  ci rimettiamo alle recensioni più dettagliate e autorevoli sotto riportate. Ma prima permetteteci una nostra brevissima osservazione riferendoci a un paragrafo della presentazione di Cineblog dove ci si sofferma sulle  musiche:

“Il tutto è condito con una serie di musiche kitsch, che provocano l’allegria nel pubblico: un applauso scatta nel bel mezzo del film (è raro), e quando sull’ultima scena Gloria balla appunto su “Gloria” di Umberto Tozzi, l’intera sala si alza in piedi a cantare la stessa canzone. Patetico? Sì, un po’ sì, ma quando vi imbatterete in questa pellicola probabilmente vi ricrederete. Insomma esci dal cinema col sorriso sulle labbra e augurando alla protagonista, genialmente interpretata, altre avventure e altre passioni.”

No signori,  dire musica kitsch non è corretto e non aiuta a capire, a nostro parere.  Infatti le note musicali che intervengono ad allietare i dancing visitati dai due protagonisti sono  spezzoni di canzoni di musica ballabile latina, e non solo, a ritmo moderato o lento. Ma bisogna saper riconoscere gli stili,  e allora sentirete sfilare cumbia, bolero latino, canción, e anche bossa nova. Sono alcuni di quelli che ricordiamo.  Ma è quanto si può ascoltare in locali e club dedicati al ballo nel continente latinoamericano. Potranno piacere o no questi ritmi e queste melodie, ma il kitsch è un’altra cosa.

http://www.film.it/recensione/art/gloria-la-nostra-recensione-39054/

Sicuramente i meriti maggiori di questo Gloria sono da ascriversi alla cinquantatreenne protagonista di questo dramma ispano-cileno dal sorriso amaro (e in genere l’Oscar per il Miglior Film Straniero premia titoli di regia o di sceneggiatura piu’ che di interpretazione), ma il lavoro di Sebastian Lelio – regista e co-sceneggiatore – e’ senza dubbio da premiare. Questa donna sola, delusa dai figli e alla costante ricerca di un senso e di briciole di piacere in una vita nella quel non si riconosce piu’ e’ una sua creatura, infatti, e ce la presenta come tale, con affetto anche se senza pieta’. Quella spetta a noi, se vorremo. Ma non sara’ facile non compatire – nel senso letterale della parola – quanto vediamo scorrere sullo schermo, dalle serate danzanti solitarie alle speranze di amore fino all’indipendenza ostinata e disperata insieme

Indulgente a tratti, ma sempre lontano dal giudizio – che sembra trapelare piu’ per il contesto in cui ci si muove e per i personaggi di contorno – il film mantiene un costante equilibrio tra tragedia e commedia, pur giocato con toni amari e permeato da una costante sofferenza (che, vi avvisiamo, potrebbe restarvi addosso anche a visione conclusa, insieme a un imprevedibile sorriso). Ma soprattutto regala un ritratto pieno di passione, forse ridondante e lento a tratti, ma potente e persistente e ricco di onesta’.

Da http://spettacoli.blogosfere.it/2013/10/gloria-trailer-trama-e-recensione-del-film-cileno-di-sebastian-lelio.html

La sfida affrontata dal cineasta in Gloria appare semplice in teoria quanto complesso nella pratica: rappresentare la vita affettiva di una donna non più giovane (la protagonista eponima ha 58 anni) senza scadere nel dramma lacrimevole a tutti costo o prendere la strada comoda delle commediola accomodante………

Uscita da un divorzio non facile, una figlia che si sta lentamente allontanando e un altro caduto in depressione, Gloria è un’avida frequentatrice di party danzanti nei quali non disdegna di fare nuove conoscenze maschili. Combattere la solitudine, mantenere intatta una vitalità che lo sguardo altrui preferirebbe appassita, tornare ancora, forse per l’ultima volta, ad amare: sono gli obiettivi che la donna insegue con tenacia e dignità, nonostante per il resto del mondo la sua esistenza equivalga a quella di un personaggio secondario degno solo di una nota a piè di pagina.

Lelio non la molla un attimo, ponendola costantemente al centro dell’inquadratura, e quando incontra a una festa l’innamorato ma problematico, inaffidabile e bugiardo Rodolfo restiamo sbalorditi, ammirati e commossi dal modo in cui si sviluppa una relazione fragile, tenera e sensuale allo stesso tempo (più di una scena di sesso, messa in scena senza pruderie ma anzi con una certa carica erotica).

È un film molto giocato sui piccoli scarti delle espressioni della Garcia, delle esitazioni gestuali e delle fievoli voci che si spezzano per l’emozione. Un film che non ha paura di essere definito sentimentale perché proprio di sentimenti è composto, tanto più preziosi in quanto in genere ignorati o volutamente messi da parte, appartenenti a un personaggio ricco di sfumature e di contraddizioni le cui scelte e motivazioni non sempre condivisibili.

Paradigmatico il finale, nel quale persino un brano disimpegnato come la canzone del titolo di Umberto Tozzi diventa la celebrazione a posteriori di una figura vivissima, trepidante, malinconica ma non distrutta che giustamente non vuole rassegnarsi allo scorrere del tempo e agli sgambetti che il caso le riserva a tradimento.

Promosso il film da Blogo.it

Stroncatura totale del film quella di Ultimociak

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