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HAITI Colibri: méringue & vudù, Ti-Coca & Wanga-Nègès

11. gennaio 2014 – 02:21No Comment
HAITI Colibri: méringue & vudù, Ti-Coca & Wanga-Nègès

Di Haiti si sa poco, e da ogni punto di vista. Ecco quindi un’occasione per saperne un po’ di più. E lo facciamo prendendo spunto dall’uscita dell’album “Haiti Colibri” (distr. Ducale) del quintetto Ti-Coca & Wanga-Nègès.

Ti-Coca è il nome d’arte di David Mettelus (leader, voce e maracas) & Wanga-Nègès è il quartetto che l’accompagna formato da Wilfrid Bolane (contrabbasso), Mathieu Chertoute (percussioni), Richard Hector (banjo) e Allen Juste (fisarmonica). Haiti Colibri è il titolo del loro cd finalmente giunto  sul mercato italiano (Accords Croisés – distr. Ducale) che andiamo a presentarvi.


Di Haiti si sa poco e sotto ogni punto di vista. Paese che ogni tanto appare sulla stampa, per qualche giorno, ma sempre legato a fatti tragici come devastanti terremoti, epidemie di colera, violenze, governanti corrotti, colpi di stato, livelli di povertà senza pari. Infatti  Haiti non solo è il paese più disastrato dei Caraibi ma è anche uno dei più poveri del mondo. Molti (purtroppo) non sanno neppure dove sia collocato sul mappamondo; pochissimi sono coloro che ricordano Haiti come la prima Repubblica nera indipendente (inizio secolo XIX),  e che questa isola, conosciuta anche come Hispaniola (divisa politicamente tra Haiti e Repubblica Dominicana), un tempo era considerata la Perla delle Antille.

I lettori più attenti invece ai culti esoterici e ai riti magici sanno che lì in mezzo al mare dei Caraibi c’è una religione popolare molto importante, il Vudù o Voodoo,  una sorta di sopravvivenza dell’animismo africano intrecciato alle espressioni culturali e religiose dei colonialisti europei. E proprio dentro il fenomeno della cultura ancestrale Vodù, tra sacro e profano, tradizioni musicali caraibiche e africane, creole ed europee è cresciuto il cantante Ti-Coca (David Mettelus). Che si presenta ora al pubblico italiano con il cd “Haiti Colibri” (Accords Croisés) grazie al coraggio di Ducale music. Coraggio che va apprezzato da chi ama le  musiche perchè di questi tempi, magrissimi, le imprese non possono rischiare fiaschi commerciali e soprattutto con prodotti di nicchia come questo. Detto ciò, guardiamo subito quali sono le principali caratteristiche di questa formazione tipica, della loro proposta artistica: 1) gli strumenti acustici impiegati; 2) la combinazione di elementi della tradizione trobadorica (di antica origine provenzale) con il battito del tamburo afrocaraibico. Non è superfluo fare qualche piccola comparazione: qui la voce del cantante (diciamo, menestrello tropicale) è sostenuta non da ghironda, violino, laud, flauto eccetera eccetera, come nell’arte dei trovatori,  ma dalle corde del banjo (insolito strumento nei Caraibi, ma gli Usa sono sempre stati dei “vicini”, nel bene  nel male) e dalla fisarmonica o acordeon. Ti Coca canta in modo frizzante su ritmi cadenzati e coinvolgenti, fatti e storie del mondo caraibico in occasione di feste, rassegne in riva al mare, ristoranti, club oppure presso festicciole di privati.


Ti-Coca inizia la carriera negli ani Ottanta presso il ristorante “C’est si bon” di Petion-Ville con musicisti provenienti in gran parte dai gruppi di musica konpa che fino ad allora suonavano strumenti elettrici. La chiave di volta e la novità di Ti-Coca & Wanga-Nègès fu nella scelta di ritornare alla strumentazione acustica e di rinverdire il repertorio di vecchi trovatori haitiani come padri della tradizione che rispondono ai nomi di Ti-Paris e Althiéry Dorival.

Dalla fusione di folklore, canzoni tradizionali dei cantastorie haitiani e sonorità di konpa moderno (un crossover di stili cantabili e ballabili – in cui spiccano gli accenti di merengue dominicano, zouk, soca, calypso, cajun, cumbia, vallenato ecc. – diffuso nelle isole caraibiche come Dominica, e le antille francofone Guadalupa, Martinica) è scaturito così questo cocktail divertente, contagioso e affascinante, una specie di filtro amoroso, come suggerisce anche il nome del grupo «Wanga-Nègès », che in lingua creola significa colibrì, il fringuello ritenuto in grado di giocare un ruolo fondamentale in pozioni d’amore.

Il disco. Ascoltando attentamente i 14 pezzi della raccolta ci si accorge anche dell’influenza esercitata nel corso degli anni dalla musica cubana sul merengue (o la meringue) haitiano. Influenza avvenuta in particolare modo nella prima metà del Novecento durante le migrazioni di lavoratori stagionali haitiani nelle industrie della zucchero a Cuba, e successivamente attraverso la radio. Tracce profonde sono quelle lasciate soprattutto dal Trio Matamoros di gran moda negli anni Trenta. Fu così che le melodie e i ritmi afrocubani entrarono a far parte del repertorio di artisti di haitiani. Repertorio che Ti-Coca con il suo canto fa rivivere nella sua interezza aggiungendovi quel tanto, senza snaturare la tradizione, di accenti nuovi che conferiscono maggior vigore e swing al progetto. Se è difficile capire i testi in patois o creolo, e i doppi sensi, più facile è riconoscere qua e là le tinte dell’habanera, i colori del son orientale (An Tan Mango), il martillo del bolero-son (Pè Bawon). In sintesi, però, il pattern ritmico del merengue la fa da padrone lungo tutto questo itinerario musicale di “Haiti Colibri”, Chi volesse disegnare una mappa dettagliata  e precisa con gli innumerevoli ingredienti sonori di questa carrellata di suoni si troverò di fronte a un compito abbastanza arduo. E allora il mio modesto consiglio è di lasciarsi trasportare dall’onda ritmica di questa formazione haitiana che ci ha permesso di riparlare anche di questo dimenticato paese. Utilissime, a questo scopo, anche le note storiche del booklet che favoriscono la comprensione della nascita e delle sviluppo delle musiche e delle tradizioni culturali haitiane dentro questa ricca area musicale che è stata ed è ancora oggi il Caribe.

Un lavoro da suggerire non solo agli appassionati di musiche latinoamericane ma anche a chi nutre interessi specifici di etnomusicologia.(gfg)

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