CUBA, Amo esta Isla…soy del Caribe

L’audiovisivo “Cuba, Amo Esta Isla” (online in youtube) è un omaggio al popolo e alla cultura cubana e non è una adesione al sistema politico del Paese. Un potpourri di immagini e suoni dell’Isla Grande di Gianfry Grilli

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LATIN MOOD incanta Russi

25. aprile 2014 – 20:56No Comment
LATIN MOOD incanta Russi

Una serata leggendaria quella di giovedì 24 aprile 2014 al Teatro Comunale di Russi (Ra), letteralmente stipato per l’unico concerto Latin di tutta la rassegna Crossroads con la band italo-argentina diretta da Fabrizio Bosso e Javier Girotto. (+video)

Non si era mai vista tanta  gente, ma soprattutto così caliente, in questo delizioso teatro romagnolo per assistere al complesso, raffinato, a tratti tribale e anche passionale latin jazz del sestetto diretto da Fabrizio Bosso, trombettista jazz di livello mondiale e l’esuberante sassofonista italo-argentino Javier Girotto.

La performance è partita subito a ritmo travolgente con l’esplosivo Vamos, title track del secondo album di Latin Mood (Skema Records, 2012), ritmo tenuto ad altissima intensità per un paio di brani poi un po’ di relax con bolero (Mathias, Algo Contigo), bossanova (Teorema). Il tempo di prendere fiato per ripartire con l’infuocato jazz-mambo A Taste of Honey di Herb Alpert,  brano notissimo poiché era la sigla di Tutto il calcio minuto per minuto.  Tra i bis anche un piacevolissimo classico riletto a tempo di bolero-son come The Shadow Of Your Smile. A parte il talento indiscusso dei due leader, meritevoli di segnalazione anche le prestazioni del bassista Luca Bulgarelli, del pianista-vocalist argentino Natalio Mangalavite e soprattutto l’energico drumming di Lorenzo Tucci, jazzista di vaglia, fulcro ritmico della band ma un po’ periferico al latin.

Meno incisivo, a nostro avviso, Bruno Marcozzi, percussionista  (con tecnica abbastanza batteristica) che tra una “rumba” di quel genere  non ha potuto mettersi in mostra, inoltre utilizzando spesso le bacchette su conga e bongo snatura gli stessi tamburi delle loro potenzialità timbriche, ritmiche e espressive. In generale il latinjazzfilo ortodosso forse si aspettava più jazz en clave & dintorni ma… il pubblico, certamente meno esigente, non si è accorto di questi  lievi punti deboli, tant’è che è stato un applauso lungo quanto il concerto. Che dire, Latin Mood ha entusiasmato e convinto tutti, o quasi. L’unico dubbio che resta a chi scrive è: la chiave del successo di tanto pubblico e apprezzamento musicale è dovuta  alla formidabile bravura e notorietà di Bosso,  all’originalità di Girotto, o a questo latin ulteriormente ibridato?

Gfg

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