Argentina: Innamorarsi a Buenos Aires
Non è la Buenos Aires del tango, delle milonghe, delle passioni, ma una città di alienazione, ansia, depressione, ipocondria, tachicardia, solitudine, un luogo di incomunicabilità. In questa cornice si muove e si sviluppa la ricerca affannosa dell’amore di Martin, web designer, fobico e Mariana, vetrinista, appena uscita da una lunga storia d’amore. Il film d’esordio di Gustavo Taretto, nonostante i premi ricevuti per questa favola urbana, non ci ha entusiasmato, è troppo lento, grigio.
Di seguito vi proponiamo la recensione di Sentieri Selvaggi che, a nostro avviso, è la più efficace e obiettiva tra quelle pubblicate.
“La ricerca affannosa dell’amore in un contesto metropolitano nevrotico si trasforma nelle mani di Gustavo Taretto in una favola urbana cupa, in cui l’irregolarità etiche ed estetiche delle costruzioni che affollano la città corrispondono in ogni momento a quelle dell’animo umano
Buenos Aires, tre milioni di abitanti. Le architetture liberty sono sovrastate dai grattacieli, che si accavallano in un alternarsi casuale di cemento e vetro, senza forma e un disegno omogeneo, comprimendo gli individui in abitazioni sempre più minuscole, più simili a piccole cavità di un alveare che a vere e proprie case. Gli spazi ristretti e una vita compressa tra la folla non favoriscono l’incontro tra le persone e riducono le occasioni di dialogo a rapidi scambi di battute nella sicurezza delle proprie case, possibilmente con un computer davanti. Una ragnatela di cavi elettrici fodera il cielo e sorregge il flusso ininterrotto di comunicazioni via cavo in una metropoli in cui tutti sono costantemente connessi gli uni agli altri, pur essendo sconnessi dalla realtà. Qualcuno ha detto che l’uomo rappresenta l’immagine di una città e la città rappresenta le viscere di un uomo rivoltate quindi, a giudicare dalla sua conformazione confusa, Buenos Aires è lo specchio di un uomo estremamente disorientato, intrappolato nella rete delle comunicazione virtuale e alla ricerca di un’identità come essere umano. Martin e Mariana sono l’immagine conforme della metropoli. Fobici, ipocondriaci e profondamente soli, vagano per la città alla ricerca di una felicità irraggiungibile, collezionando storie sbagliate e lavori di ripiego per pagare l’affitto. Ma quando tutto si placa e le strade si svuotano, nell’isolamento della loro casa, li assale l’angoscia della solitudine. Vivono uno di fronte all’altro, ma non si sono mai incontrati, o meglio non hanno mai avuto il coraggio di sfondare il loro guscio sicuro per entrare in contatto con l’esterno. Si toccano, si sfiorano e si guardano da lontano ogni giorno, inconsapevoli del fatto che la persona che potrebbe cambiargli la vita e sotto i loro occhi da sempre. La ricerca affannosa dell’amore in un contesto metropolitano nevrotico si trasforma nelle mani di Gustavo Taretto in una favola urbana cupa, in cui l’irregolarità etiche ed estetiche delle costruzioni che affollano la città corrispondono in ogni momento a quelle dell’animo umano. La città è inscindibile dai suoi abitanti. Il suo profilo frastagliato segue costantemente i loro profili, la conformazione labirintica li disorienta, e la luce fredda che emana li angoscia. Giorno e notte si confondono nell’oscurità delle case asfittiche, e l’unica speranza di cambiamento ha la forma delle medianeras, quelle piccole finestre scolpite nei muri interni dei palazzi, che si affacciano sul mondo esterno e lasciano entrare, almeno per un po’, un filo di luce nelle vite dei protagonisti e la speraza di un contatto umano autentico, lontano dallo schermo freddo di un computer.” (Sentieri Selvaggi.it)
Titolo originale: Medianeras
Regia: Gustavo Taretto
Interpreti: Javier Drolas, Pilar López de Ayala, Inés Efron, Adrián Navarro, Rafael Ferro, Carla Peterson, Jorge Lanata
Origine: Argentina, Spagna, Germania, 2011
Distribuzione: Bolero Film Durata: 95’