Ferrara: Lou Donaldson al Torrione
Venerdì 24 ottobre 2014, ospite del Torrione Jazz Club di Ferrara, è un’autentica leggenda della musica afroamericana: Mr Lou Donaldson. A capo del suo inossidabile organ quartet formato da Randy Johnston alla chitarra, Akiko Tsuruga all’organo e Fukushi Tainaka alla batteria, l’altosassofonista statunitense giocherà le carte di quel prorompente groove anni ’60 e ’70 a cui deve il suo intramontabile successo.
Venerdì 24 ottobre (ore 21.30) ospite del Torrione è un tassello imprescindibile della storia del jazz: Mr Lou Donaldson. A capo del suo inossidabile organ quartet l’altosassofonista statunitense giocherà le carte di quel prorompente groove anni ’60 e ’70 a cui deve il suo intramontabile successo. Al suo fianco troviamo il chitarrista Randy Johnston (Lionel Hampton, Jack McDuff, Lonnie Smith e Joey DeFrancesco), il drumming di Fukushi Tainaka (Dizzy Gillespie, Woody Shaw, George Benson, Barry Harris) e l’organo di colei che, seppur giovanissima, Donaldson definisce “The queen of the organ”, Akiko Tsuruga.
Quella con cui il leggendario bandleader si presenta al Jazz Club è l’ultima formazione di cui va particolarmente fiero, ma la sua lunghissima e luminosa carriera lo ha condotto a fianco di pietre miliari della musica afroamericana come Art Blackey, Jimmy Smith e Clifford Brown con cui ha imperversato nella gloriosa stagione dell’hard bop. Sì, perché Lou Donaldson (North Carolina, 1926), si appresta – il prossimo primo Novembre – a compiere la bellezza di ottantotto anni e con la stessa verve di sempre riproporrà brani passati alla storia come “Who’s Making Love” , “Say It Loud” o “Blues Walk” che hanno fatto oscillare vorticosamente i bacini di molte generazioni.
È la madre, pianista ed insegnante di musica, ad instillare in Lou l’amore per le note musicali insegnadogli a suonare il clarinetto, che sostituirà con il sax alto durante il servizio militare nella marina degli Stati Uniti dove diviene membro della banda.
Coniugata la lezione di Charlie Parker – sua primaria fonte d’ispirazione – e terminati gli studi, Lou si trasferisce a New York dividendosi tra insegnamento e concerti che tiene perlopiù in diversi club di Harlem, suo quartiere d’adozione. Durante una di queste performance Lou viene notato da Alfred Lyons della Blue Note Records che gli chiede di realizzare una registrazione con il Modern Jazz Quartet.
È il giro di boa. Lou diviene un’artista Blue Note a tutti gli effetti e introduce alla famosa etichetta numerosi artisti che diverranno icone del jazz. Come leader pubblica “Blues Walk”, ma è con “Lush Life” realizzato in compagnia di Freddy Hubbard, Wayne Shorter, Pepper Adams, Al Harewood, McCoy Tyner, Jerry Dodgin, Garnet Brown e Ron Carter che le luci della ribalta catapultano l’altossassofonista alla volta dell’Europa.
Alla fine degli anni ’60, poi, il sodalizio con Jimmy Smith e Dr. Lonnie Smith dà vita ad album come “The Sermon” e “Alligator Boogaloo” in cui l’organ sound più sanguigno furoreggia impennando ai vertici delle classifiche del ghetto per poi divenire intramontabile.