Héctor Martignon trio: note e Photogallery Firenze
Il fantastico pianista colombiano Héctor Martignon e due campioni del ritmo come Juan Camilo Villa, al basso, e Diego Lopez, batteria, ci hanno regalato una superlativa Noche di jazz latino nella bella cornice del Café 19.26 di Firenze, sabato 25 giugno. Il vero mattatore è stato il leader, grandissimo strumentista, musicista enciclopedico, ma anche persona amabalissima che dialoga e conquista il pubblico come pochi altri sanno fare. Presentato anche il suo ultimo disco: “Héctor Martignon’s Banda Grande, The Big Band Theory” (Zoho)
Circa tre ore di jazz eseguito con grande passione e verve dove il mainstream ha incrociato le sonorità afrocaraibiche e sudamericane. Merito dell’energico bandleader Héctor, un pianista in grado di inanellare senza soluzione di continuità e in maniera armonica brani, melodie e ritmi molto spesso difficile da coniugare assieme. Ma le mani magiche del maestro colombiano-italiano-statunitense abbattono confini musicali e riescono sempre a offrire combinazioni davvero geniali. Se Martignon è un campione alla tastiera, dotati di grande talento sono i due artisti che completavano il trio: Diego Lopez, batterista barese, che ha vissuto oltre vent’anni negli Stati Uniti annoverando collaborazioni prestigiose tra cui il sassofonista argentino Gato Barbieri, Paquito D’Rivera e Diane Schurr; e Juan Camilo Villa, colombiano, ottimo improvvisatore, che nonostante la giovane età ha già sviluppato una notevole carriera professionale, soprattutto in Germania.
Difficile elencare la lunga carrellata di temi intonati, ma meritano una segnalazione Second Chance, La Puerta (un bolero messicano sfumato in son montuno e guajira), Mozart Interrupted/Sorrindo, la cubanissima Negra Tomasa (Bilongo), poi jazz d’annata con Alone Together e per salutare i numerosi amici latinos intervenuti, il nostalgico pasillo colombiano Coqueteos. E meritevole di segnalazione anche il lavoro promozionale e organizzativo di Cesar Martignon, musicista e fratello di Hector residente nel capoluogo toscano, animatore delle notti latine di Firenze. E anche in questa occasione ogni tanto faceva capolino ritmando con il cencerro, la tipica campana dei ritmi afrocubani, o con la voce nei brani cantabili appena citati e nei ritornelli del montuno.
Sì, c’ero anch’io è mi ritrovo d’accordo con la recensione, bravissimo Martignon, ottima musica.