Colombia: papayera e cumbia per la Pace
Sabato 1 ottobre 2016, il festival Musica dei Popoli di Firenze (diretto da Leonardo D’Amico) ha presentato una serata festosa di musica tradizionale colombiana, in particolare di musica costeña, quella della costa caraibica i cui protagonisti sono i ritmi di cumbia, porro, puya e fandango. Gli artefici di questa esplosiva noche di ritmi e bailes cantados, che hanno celebrato anche l’accordo di pace tra Farc e governo colombiano, sono stati i musicisti di Palenque La Papayera.
Cominciano dal nome, la papayera, tipica banda colombiana formata da ance e ottoni che in questo caso allarga i propri confini per incorporare percussioni tradizionali come i tamburi afrocolombiani cui si aggiungono batteria, piatti e grancassa. Se la prima parte del nome della band, palenque, ci richiama il patrimonio afrocolombiano maturato in queste comunità di schiavi fuggiaschi (palenque), la seconda parte (papayera) ci riporta alla colonizzazione europea, da cui provengono gli strumenti a fiato, fondamentali per queste bande che in qualche modo ricordano anche i primi ensemble del jazz di New Orleans. Queste due specifiche realtà hanno ispirato e dato vita a al bellissimo e moderno progetto lanciato a Ginevra da nove giovani artisti colombiani emigrati in Europa. Risultato: un mix scoppiettante di folklore colombiano, canto, bailes cantados, ritmi, tambor alegre, tambor llamador, tambora, maracas, cascareo, battimani, clarinetto, sax contralto, bombardino, tuba, batteria, fraseggi jazz, e tantissima allegria in salsa latinoamericana. Lo spettacolo all’Auditorium Flog, molto coinvolgente e contagioso, è stato anche un momento per sottolineare sentimenti di pace non solo per la Colombia ma per tutti i popoli della terra, e l’auspicio per un risultato positivo del referendum del 2 ottobre per i colombiani chiamati ad esprimersi sull’accordo di pace siglato tra i leader delle Farc e il governo di Bogotà. E speriamo che sia pace vera, dopo 52 anni di un cruento conflitto armato che provocato circa 260 mila morti, più tanti milioni di sfollati. (gfg)