Ferrara Jazz: Barry Harris, leggenda vivente
Sabato 29 ottobre, ore 21.30, in collaborazione con Bologna Jazz Festival, il Jazz Club Ferrara (Torrione San Giovanni) ospita una leggenda vivente del bebop, il pianista Barry Harris che regalerà una doppia performance, in solo e in trio, accompagnato da Luca Pisani al contrabbasso e Fabio Grandi alla batteria.
In diciotto anni di storia il Torrione non era ancora riuscito a incrociare Barry Harris, uno dei più rappresentativi musicisti jazz viventi. È un appuntamento da non perdere, quindi, quello in programma per sabato 29 ottobre (ore 21.30) in collaborazione con Bologna Jazz Festival, in cui il pianista, compositore e didatta, regalerà al pubblico del Jazz Club un doppio concerto in solo e in trio, affiancato da Luca Pisani al contrabbasso e Fabio Grandi alla batteria.
Barry Harris (Detroit, 1929) è una vera e propria leggenda del bebop che, sin dagli anni ’50, ha influenzato decine e decine di pianisti in tutto il mondo attraverso la sua corposa produzione discografica, la miriade di concerti sostenuti e l’apprezzata attività di didatta.
Harris assorbe la vibe della città nel momento in cui Detroit è un fulcro musicale attorno a cui gravitano artisti del calibro di Thad Jones, Hank Mobley, Elvin Jones, Tommy Flanagan, Milt Jackson, Frank Froster, Yusef Lateef, Peeper Adams, Frank Rosolino, Kenny Burrell, Paul Chambers, e dove approdano, tra gli altri, Charlie Parker, Dexter Gordon e John Coltrane.
L’idioma bebop che gli scorre nelle vene esplode a New York, dove si trasferisce, e dove inizia a collaborare con Cannonball Adderley, Coleman Hawkins e Lee Morgan. Sono i mitici anni ’60, periodo in cui dà inizio anche all’attività didattica che prosegue senza sosta tuttora. Nel decennio successivo condivide l’appartamento di proprietà della baronnessa Pannonica de Koenigswarter con Thelonious Monk, e incide, con Sonny Stitt, “Tune Up” e “Constellation”. Una quarantina sono gli album prodotti, circa la metà come leader per etichette quali Riverside, Prestige, Blue Note e Capitol.
Harris ha scritto pagine indimenticabili della musica afroamericana accanto ai più grandi, da Miles Davis a Clifford Brown, e sebbene la sua estetica abbia acquisito nel tempo sempre maggior profondità e complessità, è rimasto fedele alle radici del bop alimentando quella fiamma accesa all’inizio della sua carriera.
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