Bologna Jazz: Fresu, Caine & Alborada
L’incontro musicale tra la tromba di Paolo Fresu, il pianoforte di Uri Caine e gli archi del Quartetto Alborada sul palcoscenico del Teatro Auditorium Manzoni (venerdì 11 novembre alle ore 21:15) è il primo di tre concerti che il Bologna Jazz Festival 2016 ospita in esclusiva nel suo cartellone. Gli altri, presto in arrivo, saranno quelli con la big band Council of Balance di Steve Coleman (il 14 novembre al Teatro Duse) e con il Kronos Quartet (il 19 ancora al Manzoni).
Si tratta di occasioni uniche in Italia per sentire alcuni dei più affermati nomi della scena jazz e contemporanea internazionale o, come nel caso di Fresu e Caine, che invece non di rado incrociano i loro strumenti, di uno sviluppo sonoro di assoluta unicità: l’aggiunta degli archi (Anton Berovski e Sonia Peana ai violini, Nico Ciricugno alla viola e Piero Salvatori al violoncello). Quella bolognese sarà infatti l’unica tappa della loro tournée europea a presentare questo organico.
Sono davvero innumerevoli i duetti di cui si è reso protagonista Paolo Fresu: in combinazioni geograficamente varie con Ralph Towner, Omar Sosa, Dhafer Youssef, Nguyên Lê, Bojan Z e in numerose declinazioni italiane con Antonello Salis, Furio Di Castri, Gavino Murgia, Gianluca Petrella, Daniele di Bonaventura, Danilo Rea, Dado Moroni, Ludovico Einaudi… In questa varietà di situazioni l’unica costante è l’inconfondibile suono di Fresu, il suo personalissimo ‘soffio’, la cesellatura delle linee melodiche, dove anche i silenzi cantano.
Ma tra i tanti incontri vis-à-vis di Fresu, quello con Uri Caine è probabilmente il più celebre, una tappa fondamentale della carriera di entrambi questi artisti. Dal loro primo incontro nel 2002, passando per un paio di registrazioni discografiche (Things del 2006 e Think del 2009), Fresu e Caine hanno creato un sodalizio in cui si bilanciano perfettamente lirismo e scatti ritmici, blues, canzoni americane, repertorio jazzistico e preziose citazioni classiche.
Nato nel 1961 a Berchidda, in Sardegna, Paolo Fresu intraprende lo studio della tromba all’età di undici anni nella banda musicale del proprio paese. Dopo varie esperienze di musica leggera, scopre il jazz nel 1980 e inizia l’attività professionale nel 1982.
Nel corso dei tre decenni seguenti è protagonista di una scalata verso la vetta del jazz italiano e internazionale, del quale è oggi uno dei grandi protagonisti. Ha collezionato un numero difficilmente riassumibile di premi e riconoscimenti, esibendosi in ogni continente e con i nomi più importanti della musica afroamericana: Enrico Rava, Aldo Romano, Kenny Wheeler, Gerry Mulligan, Dave Holland, John Zorn, Richard Galliano, Trilok Gurtu, Jim Hall, Uri Caine, Gil Evans Orchestra, Toots Thielemans, Carla Bley, Dave Douglas…
Anche la sua capacità di ideare formazioni e progetti musicali pare essere inesauribile: dal suo Quintetto al duo con Gianmaria Testa, il Trio P.A.F., il Devil Quartet, il trio con Nguyên Lê e Dhafer Youssef, le rivisitazioni filologiche di Porgy and Bess e Birth of the Cool con l’Orchestra Jazz della Sardegna, l’Italian Trumpet Summit… L’elenco potrebbe continuare con lunghezza enciclopedica.
Ha registrato oltre trecentocinquanta dischi, di cui più di ottanta a proprio nome o in co-leadership, spesso lavorando in progetti che intrecciano il jazz ad altre musiche (etnica, world music, contemporanea, leggera, antica). Si è confrontato anche con la musica per il teatro, la danza, la poesia, il cinema e la televisione, a fianco di importanti esponenti di queste discipline.
Uri Caine (Filadelfia, 1956) è uno dei jazzisti più enciclopedici che sia dato ascoltare: la vastità dei suoi interessi si riflette nelle numerose traiettorie verso cui ha indirizzato la propria scrittura musicale, le formazioni da lui stesso guidate, le collaborazioni con altri musicisti (dei più diversi: Don Byron, Dave Douglas, John Zorn, Terry Gibbs, Clark Terry, Paolo Fresu…).
Pianista sopraffino quando si tratta di suonare jazz senza fronzoli, Uri Caine ha però raggiunto la più ampia popolarità soprattutto per la sua fervida immaginazione come compositore e creatore di gruppi e progetti musicali. In essi Caine riversa la sua poliedrica ispirazione, la versatilità di un musicista aperto a tutti gli stimoli, pronto a cimentarsi con i ritmi più moderni (col suo trio Bedrock) come con la tradizione ebraica, oppure a rimettere mano sulla storia della musica europea, riscrivendone e rivoluzionandone le pagine più rappresentative: Mahler, Bach, Schumann, Beethoven, Verdi… Alla fama di Caine ha inoltre contribuito la sua posizione preminente all’interno della costellazione della musica creativa statunitense. Ma ciò non esclude che Caine si faccia ascoltare anche in veste di interprete mainstream, nel quale ruolo dimostra appieno la sua notevole abilità pianistica.
In qualunque casella estetica lo si voglia infilare, fatto sta che dagli anni Novanta in qua Caine è tra i musicisti che hanno maggiormente ridefinito il vocabolario jazzistico, portandolo a confronto con il polistilismo tipico delle avventure estetiche postmoderne.
Teatro Auditorium Manzoni: Via de’ Monari 1/2, Bologna
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