CUBA, Amo esta Isla…soy del Caribe

L’audiovisivo “Cuba, Amo Esta Isla” (online in youtube) è un omaggio al popolo e alla cultura cubana e non è una adesione al sistema politico del Paese. Un potpourri di immagini e suoni dell’Isla Grande di Gianfry Grilli

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JULIAN LAGE Trio (Gallery, Torrione Fe)

20. novembre 2016 – 18:29No Comment
JULIAN LAGE Trio (Gallery, Torrione Fe)

L’ultimo appuntamento 2016 (18/11) al Torrione tra il Jazz Club Ferrara in collaborazione  con il Bologna Jazz Festival è stato dedicato alla presentazione di “Arclight”, l’album del giovane chitarrista californiano JULIAN LAGE, che sul palcoscenico estense è stato accompagnato dal contrabbassista peruviano Jorge Roeder e dal batterista bostoniano Eric Doob. Un trio magnifico,  e senza nulla togliere ai nomi più blasonati ospitati dal festival è il gruppo che, a nostro avviso, ci ha regalato uno dei concerti più brillanti, intensi e ricchi di belle sonorità di tutta la kermesse. (Video+ foto)

Julian Lage (il 25 dicembre compirà 29 anni), californiano, di origini portoghesi, si è confermato un musicista eccellente, una delle più importanti chitarre che abbiamo visto recentemente. Davvero un grandissimo talento, con una tecnica strepitosa che gli permette con estrema abilità di infilare uno stile dentro l’altro come in un tunnel senza fine,  e in sostanza di dominare tutto il mondo del chitarrismo moderno e anche della musica classica, linguaggio che qua e là spicca pure  in momenti di questo progetto con la chitarra elettrica. Che riporta Julian agli anni musicali dell’adolescenza. Ma nelle corde ascoltate al Torrione sono sfilati tutti i grandi maestri della chitarra, e non solo,  e in particolare dell’improvvisazione jazz.  Validissimi dal punto di visto tecnico ed espressivo anche i due giovani partner che hanno condiviso il palco del Torrione: il contrabbassista di origini peruviane Jorge Roeder e il bostoniano Eric Doob.  Tutti e tre questi musicisti hanno già lavorato con nomi stellari del jazz, tanto per citarne un paio: Gary Burton e Paquito D’Rivera. E con giovani di questo spessore il futuro del jazz è in buonissime mani.

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