Uruguay: Pepe Mujica, pecora nera al potere
Un Don Chisciotte travestito da Sancho Panza, il presidente più povero del mondo che ha donato gran parte dello stipendio di capo di Stato ai bisognosi, colui che ha fatto scoprire al mondo intero l’Uruguay per il riconoscimento dei matrimoni gay, la depenalizzazione dell’aborto e la regolamentazione della produzione commercializzazione della marijuana da parte dello Stato. Questo è Pepe Mujica, l’ex tupamaro raccontato nell’interessante libro “Una pecora nera al potere” di Andrés Danza e Ernesto Tulbovitz (Gruppo Edit. LUMI, 312 pagine, 16 euro).
Prima della notorietà di Mujica moltissimi nel mondo non sapevano nemmeno collocare geograficamente l’Uruguay. E con il suo avvento al potere, tutto è cambiato. José Mujica, presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015, ha colpito l’opinione pubblica mondiale per la sua assoluta “diversità” di politico, per il suo comportamento ribelle, anarchico, spiazzante e anticonformista. Un personaggio che è sempre andato controcorrente e in alcuni casi, da presidente, ha infranto rituali e ogni cerimoniale, non indossando mai la cravatta o smoking, o imponendosi con azioni semplici ma dirompenti nel mondo dei burocrati al potere. Insomma una vera pecora nera che ha lasciato nei cinque anni del suo cammino internazionale della politica e della diplomazia delle impronte incancellabili. Questo libro – frutto soprattutto delle interminabili conversazioni tra i due giornalisti di Búsqueda (il settimanale più importante dell’Uruguay) e Pepe Mujica nella sua fattoria di Rincón del Cerro, a circa venti minuti dalla capitale Montevideo – ci fa conoscere anche lati misconosciuti di questo straordinario uomo, che per la sua appartenenza al movimento guerrigliero dei Tupamaros ha trascorso quattordici anni in carcere. Gli anni migliori della sua gioventù, vivendo in condizioni disumane, tanto che per sfuggire alla pazzia chiaccherava con le formiche e gli insetti con cui condivideva la sua cella. Tra citazioni filosofiche, aneddoti e ricordi, il testo – stampato in un corpo tipografico molto riposante per il lettore – offre anche una serie di interessanti mini-ritratti di persone care, ad esempio, sua moglie e compagna di lotta, Lucía Topolansky o la madre di origine italiana, “una donna di campagna, incredibile, alzava sacchi di 50 chili” racconta Mujica. A tutto ciò si aggiungono anche profili di alcuni leader internazionali con cui ha stretto rapporti importanti, da Luiz Inácio Lula a Hugo Chávez, da Fidel Castro a Barack Obama, da Juan Manuel Santos a Papa Bergoglio, da Vladimir Putin a Cristina Fernandez Kirchner. Incontri e rapporti che hanno poi favorito eventi storici come il riavvicinamento tra Cuba e Stati Uniti e la firma dell’accordo di pace tra i guerriglieri delle FARC e il governo di Bogotà. Quindi un libro ad ampio spettro, utile anche per capire l’America Latina.
Bellissime pagine che, oltre ad analizzare fatti importanti prodotti da Mujica per la comunità uruguaiana e sudamericana, descrivono anche aspetti duri del carattere dell’ottuagenario Pepe o il suo smisurato amore per gli animali d’affezione e da cortile. A parte i cani e la sua preferita cagnona a tre zampe di nome Manuela, si legge che Pepe ama profondamente i felini e nel suo cuore c’è sempre Cloromilda, la straordinaria gatta che condivise con lui i primi anni nella fattoria. Poi emergono la ricetta per la passata di pomodoro, le attenzioni al suo orto, al verde agricolo e ornamentale. Insomma, una persona con una grande energia che ha saputo ritagliarsi spazio anche per l’arte e la musica. A proposito, quanti sapevano che il nostro Pepe è professore di pianoforte e di solfeggio? E potremmo continuare a lungo con altri particolari, ma lasciamo a voi scoprirli leggendo il volume “Una pecora nera al potere, Pepe Mujica, la politica della gente“. Ottima lettura, e anche divertente, per saperne di più sul presidente più umile e coerente esistente al mondo con le proprie idee di sinistra, di libertà dai gruppi di potere, per davvero. (Gfg)