Ravenna Jazz: BILLY COBHAM BAND
Sabato 13 maggio, ore 2 1,l’edizione 2017 del festival Ravenna Jazz entrerà per l’ultima volta al Teatro Alighieri, con la ribollente musica di uno storico esponente della fusion jazz-rock: il batterista Billy Cobham, della cui band faranno parte Carl Orr (chitarra), Christian Gálvez (basso elettrico), Steve Hamilton e Camelia Ben Naceur (tastiere). In attesa del concerto ad alto tasso voltaico di Cobham, il pomeriggio proporrà un concerto Aperitif con il chitarrista Antonio Stragapede: il suo solo “L’Onda, storie italiane di uomini e chitarre” inizierà alle ore 18:30 (Al Cairoli, ingresso gratuito).
Impossibile pensare alla grande stagione fusion degli anni Settanta senza il drumming di Billy Cobham, che di quel genere è stato uno dei padri fondatori oltre che il più emblematico batterista.
Prima ancora di mettersi a capo dei suoi gruppi, che hanno fatto storia, aveva gettato le basi del suo stile possente, ipercinetico, tumultuoso, figlio al contempo del jazz (con le sue sottigliezze e complessità), del rock (con la sua martellante irruenza), del funk (coi suoi groove arabescati).
Billy Cobham, nato a Panama nel 1944, si trasferisce con la famiglia a New York tre anni dopo. A otto anni già si esibisce dal vivo. Dopo una lunga permanenza come percussionista nell’U.S. Army Band, si congeda ed entra al servizio di Horace Silver. È il 1968, l’anno in cui la storia del jazz (e non solo) sta per cambiare. In rapida successione viene ingaggiato da Stanley Turrentine, Shirley Scott, George Benson, sino all’approdo che lo indirizza definitivamente: la band elettrica di Miles Davis, quella che va in studio e sforna Bitches Brew (e poi Live-Evil e A Tribute to Jack Johnson). Se ne va dal gruppo di Davis a braccetto di John McLaughlin, col quale dà vita alla Mahavishnu Orchestra, che debutta nel 1971. E mentre diventa il batterista ufficiale delle produzioni fusion targate CTI, è pronto anche a esordire come leader. Lo fa nel 1973 con un disco entrato nella leggenda: Spectrum. Nel giro di pochi anni Cobham si orienta verso produzioni più commerciali e la progressiva ‘dolcificazione’ della sua musica va di pari passo con l’allargarsi della notorietà.
A partire dagli anni Ottanta, è tornato con frequenza al ruolo di sideman di lusso, ma da qualche anno a questa parte Cobham ha rispolverato la sua attività solistica, ricostituendo anche il progetto Spectrum.
Antonio Stragapede ha appena realizzato un articolato lavoro (libro+cd) che uscirà in prossimità della sua esibizione ravennate, alla quale fornirà l’argomento: storie e musiche di artisti italiani che varcarono l’oceano proprio negli anni in cui andava sviluppandosi il jazz.
La carriera musicale di Antonio Stragapede (Bari, 1968) è iniziata nel giro delle orchestre da ballo, per allargarsi poi a varie declinazioni dei suoni popolari (dal folklore andino alla musica greca, dal tango al klezmer). Ha collaborato con Paolo Conte e Jimmy Villotti, oltre che con poeti, comici, attori e coreografi. Si è anche dedicato alle colonne sonore. Ha dato vita all’Osteria del Mandolino, formazione che lo vede impegnato come mandolinista nella riproposizione della musica da ballo tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento.
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