Ravenna Jazz: PAT METHENY 4et
Atteso da mesi, tanto da essere ormai tutto esaurito (ma alcuni biglietti saranno comunque messi in vendita la sera stessa dello spettacolo) il concerto del chitarrista Pat Metheny è senza dubbio l’appuntamento più prestigioso dell’edizione 2017 del festival Ravenna Jazz. Domenica 7 maggio, ore 21 Metheny salirà sul palco del Teatro Alighieri assieme al suo quartetto con Gwilym Simcock (pianoforte e tastiere), Linda Oh (contrabbasso) e Antonio Sanchez (batteria): una band dalle grandi individualità, capaci di emergere e brillare al fianco di quella del celeberrimo leader.
Chitarra anche all’ora dell’aperitivo, con Aldo Betto: il suo “(S)concerto per chitarra sola” si terrà al Caffè del Teatro alle ore 18:30 (ingresso gratuito).
Ravenna Jazz è organizzato da Jazz Network con la collaborazione degli Assessorati alla Cultura del Comune di Ravenna e della Regione Emilia-Romagna, con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e di SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori.
Un’icona della chitarra come Pat Metheny ci ha talmente abituati a una inesauribile creatività e a progetti talvolta davvero fuori dagli schemi (come il recente Orchestrion, che lo vedeva esibirsi in solitudine ma circondato da un colossale marchingegno di strumenti musicali dei più vari attivati tramite la sua chitarra) che quasi ci si dimentica della normalità. Quella del quartetto con la classica ritmica piano-basso-batteria per esempio, il format per antonomasia, che riapre il confronto con la storia della chitarra jazz. Il quartetto che vede Metheny affiancato dal pianista britannico Gwilym Simcock, la contrabbassista australiana (ma nata in Malesia da genitori cinesi) Linda Oh e Antonio Sanchez, uno dei batteristi simbolo del jazz odierno, ha iniziato a calcare le scene la scorsa estate: erano ormai dieci anni che il chitarrista del Missouri non si cimentava con questo organico, dai tempi della sua collaborazione con Brad Mehldau. Dopo un periodo sabbatico lontano dai palcoscenici, nel 2016 Metheny è tornato così alla ribalta con una band che gioca la carta della formula aperta: classici del suo repertorio, nuovi brani, pezzi composti anche nel lontano passato ma mai eseguiti prima. Insomma, la scaletta si preannuncia come un pacco a sorpresa che aspetta solo di essere aperto.
Chitarrista dei record (nel suo palmarès ci sono una ventina di Grammy Awards, un’incalcolabile serie di premi come ‘migliore della classe’, sino all’inclusione nella Hall of Fame di DownBeat), Pat Metheny, nato nel 1954, ha saputo costruire e mantenere nel tempo un rapporto unico col pubblico. L’ormai più che quarantennale carriera di Metheny è un percorso delle meraviglie, dai fondamentali successi dei suoi esordi discografici nella seconda metà degli anni Settanta (su ECM), che lo trasformarono immediatamente in una star di prima grandezza, ai grandi partner dei quali si è circondato negli anni a seguire (Michael Brecker, Charlie Haden, Billy Higgins, Ornette Coleman, Sonny Rollins, Herbie Hancock, Dave Holland, Roy Haynes, Joshua Redman, Brad Mehldau).
Aldo Betto è stato convocato con la sua chitarra da artisti del calibro di Massimo Bubola, Patrizia Laquidara, Mina e Celentano… Ma oltre a questa sua attività di sideman di qualità ha poi dato vita a suoi progetti, come la band Jalum, i Try, il Quartetto Desueto. Si fa ascoltare in numerosi festival blues e soul, e collabora anche con James Thompson e Giacomo da Ros. Tra le sue esperienze più recenti si segnalano quelle col chitarrista jazz Marco Bovi e in trio con Blake C.S. Franchetto e Youssef Ait Bouazza.
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