JAZZ, BJF 2024: 21 ottobre-17 novembre, tra Bologna, Ferrara e Forlì

Pat Metheny sarà la principale star del Bologna Jazz Festival 2024, che annovera in questa edizione nei grandi teatri cittadini altri protagonisti di massimo rilievo come Mulatu Astatke, Cécile McLorin Salvant e McCoy Legends. Ma nei jazz club ci sarà una programmazione che, a nostro avviso, restituirà un’immagine più significativa, variegata e completa dei del jazz multicolore oggi.

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Cuba: Alfredo Rodriguez & latin-world

4. aprile 2018 – 17:19No Comment
Cuba: Alfredo Rodriguez & latin-world

Con Chan Chan & Adiós Nonino, e forse qualche altro brano, avrebbe completato la sua escursione dentro le musiche popolari dell’America latina, un excursus che il pianista cubano Alfredo Rodriguez ( per l’occasione affiancato dal chitarrista-bassista Munir Hossn e dal batterista Arnaud Dolmen, rispettivamente di Brasile e Guadalupa) ha raccolto nei suoi quattro album fin qui registrati.

 

L’ultimo di questi, The Little Dream, è stato il cuore del primo appuntamento di CrossLatin nell’accogliente Auditorium Corelli di Fusignano (30 marzo 2018), ma la noche cultural del tastierista avanero è iniziata con The Invasion Parade, ispirato alle comparsas (sfilate di gruppi folklorici) del carnevale di Santiago de Cuba, e conclusasi con Gitanerias di Ernesto Lecuona, senza dubbio il più importante compositore cubano del Novecento. Negli altri ottanta minuti, icone della musica cubana: ¡Ay, Mama Inés! di Eliseo Grenet, una personale rivisitazione del tango-congo portato al successo internazionale da Rita Montaner (erano gli anni Trenta) poi da Bola de Nieve, tra i tanti che l’hanno interpretato; e l’universale Guantanamera. Naturalmente la vibrante The Little Dream, l’africaneggiante Dawn, il sound brasileiro De Rua Pra Rua. Eppoi due omaggi: il primo alla messicana Consuela Velázquez, autrice dell’immortale colonna sonora della vita dei latinos, ossia Besame Mucho interpretata qui con un delicato swing; infine il canto alla divinità yoruba del mare: Yemayà. E così il percorso partito da Cuba ha sconfinato in Brasile e in Messico. In breve abbiamo ascoltato: musica che si differenzia dal classico latin jazz, con un sound all’insegna dello spirito popolare cubano, clave lievemente percettibile (ma il drummer rimpiazzato all’ultimo momento non è di scuola afrocubana), improvvisazioni affidate a piano e basso, e il tutto su un impianto che oscillava costantemente tra world & fusion. Applauditissima, comunque, questa modalità vigorosa di interpretare il latin. Ma va detto, senza timori, che per molti quando sul palco c’è un pezzo di Cuba, è buona musica, a prescindere. (gfg)

Crossroads, Fusignano (Ra), 30 marzo 2018

foto Gian Franco Grilli:

 

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