Cuba/ Sosa & Cañizares + Ovalles
Il jazz cubano è donna. Dopo la strepitosa performance della pianista Marialy Pacheco, il Teatro Asioli di Correggio (RE), sabato 26 maggio 2018, è rimasto affascinato dalla stuzzicante prova della battagliera (carina) cantante-violinista Yilian Cañizares in duo con il suo “eroe-idolo”, il pianista-tastierista Omar Sosa, un veterano di Crossroads. Ospite speciale, il versatile multipercussionista venezuelano Gustavo Ovalles.
Il concerto si è concentrato sulle musiche di Aguas (disco che uscirà nel prossimo mese di settembre), che sviluppa in altra direzione il discorso intrapreso dal progetto Transparent Water per richiamare l’attenzione sull’importanza di acqua e natura. E il santero Omar, che rispetta il rituale della religione afrocubana, arriva sul palco con il lumicino di Elegguà, orisha che gli apre e gli protegge il cammino iniziato con le parole “Omi tuto, ana tuto”. L’acqua limpida scorre dentro uno strumento ideato da Ovalles, che disegna toques sui tamburi batà mentre Yilian intona il canto a Oshun, la dea dell’amore, della femminilità, della dolcezza.E via così in un crescendo finché l’energia spirituale “invocata” scende e avvolge il pubblico caldo dell’Asioli. Che alla fine spacca l’applausometro per questa serata di musica afrocubana mischiata a worldmusic, messaggi di pace, fratellanza e amore. E potremmo finire qui, ma qualche nota in più sulla giovane violinista che ha calamitato l’attenzione del pubblico e sodali va detta: Yilian a un certo punto si rende conto di aver strappato la scena al leader, e con astuzia e rispetto verso il suo eroe Omar, riprende le melodie di My Three Notes, uno dei cavalli di battaglia firmati da Sosa. Il Leader conferma anche questo nuovo progetto il meticoloso e frenetico lavoro di allargare i confini del latin comunemente inteso come afrocuban jazz chiamando in campo protagonisti della nuova generazione cubana, come la trentacinquenne Yilian Cañizares. O artisti altamente creativi, ma alquanto sottostimati, come il venezuelano Gustavo Ovalles, multipercussionista, cantante e studioso del folklore afrocubano, in grado come pochi altri di conferire colori innovativi alle musiche di Sosa con percussioni misconosciute a livello internazionale come il quitipla (canne di bambù), Culo e’puya (tamburo), calabasse dentro il set di congas, rullante, bongo, piatti e batà. Nell’insieme un gran bel lavoro trasversale, ma con un paio di note stonate (che non influiscono sul positivissimo risultato raggiunto) tra cui la trascurata Yemayà, la dea del mare, delle acque e madre di tutti i Santi della Regla de Ocha mai citata, e giacché Aguas (acque) è il titolo del progetto, era almeno doveroso richiamarla ancor prima di Ochun. Altro neo: si sa che nella rumba musica e danza hanno strettissima relazione ma il tentativo di Omar di improvvisarsi ballerino rumbero coqueteando con Yilian risulta alquanto dozzinale: questa danza sensuale di coppia deve mettere in mostra agilità ed eleganza nei movimenti dei due protagonisti. Se poi la donna è in pantaloni, la poetica controversia del gioco uomo-donna è privata di uno dei fondamentali. Ae-ea…ae.ea…
GFG