LATIN: Rubalcaba Bollani, da Piacenza il decollo mondiale
Crossroads, in collaborazione con il Piacenza Jazz Fest, nella serata di mercoledì 27 marzo 2019 al Teatro Municipale di Piacenza, ha -e si è – regalato un concerto che sarà ricordato (senza far torto ad altri gloriosi appuntamenti) come uno dei più belli e forse il più importante della sua ventennale storia grazie a un piano duo di stratosferico livello e allo stesso tempo Prima Mondiale dell’incontro di due fuoriserie degli ottantotto tasti: Gonzalo Rubalcaba e Stefano Bollani.
Ruba-Bollani, in quest’ordine sono stati presentati i due protagonisti da Gianni Azzali, che ha introdotto l’evento in collaborazione tra la rassegna jazzistica piacentina e Crossroads, il festival itinerante a cui sono state rivolte parole di riconoscimento per il prezioso e attento impegno di Sandra Costantini, direttore artistico e motore di questa maratona di 100 giorni con oltre 70 concerti di jazz, e altro, disseminati su tutto il territorio emiliano romagnolo, toccando gli estremi in lungo e in largo. Infatti da Rimini (il 26 marzo con GFS Trio) la rassegna ha percorso nel giro di poche ore tutta la via Emilia per presentare questi due giganti del pianismo jazz in prima assoluta mondiale e unica data italiana.
Riassumere in poche righe l’intensità di questa prima mondiale (con un seguito in Spagna) ci risulta impossibile per i troppi campi toccati da Bollani e Rubalcaba in piano duo e piano solo. Possiamo dire (ma ai più attenti non c’era bisogno) che entrambi si riconfermano non solo grandissimi virtuosi e maestri della tastiera, ma anche musicisti eccelsi e depositari di un patrimonio inesauribile di sapienza e conoscenze musicali, di creatività, musicalità, dinamicità, ritmicità e freschezza di linguaggio. Il La del concerto è toccato alla ventennale dolcissima Joan, composizione dell’enciclopedico pianista sdoganato all’Avana trent’anni fa da Dizzy Gillespie e Charlie Haden e che oggi rappresenta una delle pietre miliari nell’universo del latin jazz. Universo con il quale il vulcanico Bollani – dopo un paio di sue composizioni come Siamo tutti figli di qualcuno, Il Barbone di Siviglia e Reginella, omaggio dell’artista milanese alla cultura di Napoli – ha voluto cimentarsi passando dal Brasile (cui è musicalmente strettamente legato) sollecitando il collega afrocaraibico a dialogare su Samba de uma nota só di Jobim. Invito raccolto magistralmente dal cubano, che a stretto giro ha ricambiato bolereadamente, con sentimento, intonando l’immortale Lágrimas Negras del leggenadrio Miguel Matamoros. Un bolero-son con il quale l’eclettico, estroso e giocoso vocalist-pianista milanese immaginiamo abbia lottato moltissimo per rinunciare al canto dei sensualissimi versi Aunque tu me ha dejado en el abandono /aunque tu has muerto todas mis ilusiones… Bene, una volta evitato il bolero-canción (ma ci stava tutto) e concentrati strumentalmente sul bolero, icona della musica e dell’amore in America Latina, il binomio italo-cubano si è calato sulla strada maestra del jazz afroamericano con un sognante Caravan, che ha condensato il primo e riuscitissimo incontro di questi due talenti del mondo delle note.
Al termine, il pubblico in delirio ha richiamato il duetto sul palco per due volte, e alla terza ci è scappato Blue Bossa, brano cui Rubalcaba tra l’altro (e ce l’ha confessato in camerino) è particolarmente vincolato dal numero 1963: anno della sua nascita e anche della prima incisione della composizione firmata da Kenny Dorham. Eppoi è calato davvero il sipario piacentino del concerto clou di Crossroads 2019, che continuerà comunque a correre fino a giugno in compagnia di tanti altri prestigiosi jazzisti italiani e internazionali. (Gian Franco Grilli)