MARIALY PACHECO, diva del piano cubano
“Senza la musica cubana e il globaljazz, la vita sarebbe un errore”. Si sa che la musica suscita emozioni, che le emozioni musicali evocano ricordi, che il modo in cui ognuno di noi percepisce la musica dipende dalla somma delle proprie esperienze musicali, dagli ascolti fin qui effettuati. Eppure, è raro ma succede, che anche in mancanza di alcuni di queste elementi esperenziali e di un certo background, vi siano certe musiche e alcuni musicisti con poteri degni di una divinità.
Musiche che ci arrivano dentro prestissimo e capaci di suscitare emozioni, di eccitare e di immedesimare collettivamente la platea all’evento in corso. Tutto questo è successo all’Oratorio di Solarolo domenica 3 marzo 2019 (Crossroads festival) con la straordinaria performance della pianista cubana, bella, elegante e sempre sorridente, Marialy Pacheco in duo con il percussionista marocchino Rhani Krija sul progetto “Marocuba”.
Il pubblico ha risposto entusiasticamente con applausi scroscianti e prolungati fin dal primo brano intonato in piano solo sulle note del celeberrimo e immortale son-pregón El Manisero (The Peanut Vendor ,italianizzato in Rumba delle Noccoline), cui è seguito La Comparsa (di Ernesto Lecuona). Poi con Burundanga è entrato in scena il percussionista marocchino (strepitoso con tamburi a cornice e darbuka) e via via il repertorio si è mosso tra musica cubana, jazz e world music, da qui le influenze andaluse in Gitanerias di Ernesto Lecuona, fusion in Sonrieme, a firma della Pacheco, e infine un omaggio a uno dei precursori e padri del latin jazz con un brillante arrangiamento di Mambo Inn di Mario Bauzá.
Di fronte allo charme personale, alla strabiliante tecnica e alla facilità con cui la giovane pianista avanera (residente in Germania) passa dalle melodie cubane, al jazz, al classico e ai ritmi pulsanti e colorati del multipercussionista Krija si rimane davvero a bocca aperta e incapaci di comunicare a parole esperienze musicali così pregnanti e intense. Però, dopo una noche musicale con un duetto di tale spessore e tante emozioni musicali ci sembra opportuno parafrasare, e scusandoci con l’Autore, una celebre osservazione del filosofo-compositore Friedrich Nietzsche che per noi per una sera ha suonato così: “Senza la musica cubana e il globaljazz, la vita sarebbe un errore”. (GFG)