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L’audiovisivo “Cuba, Amo Esta Isla” (online in youtube) è un omaggio al popolo e alla cultura cubana e non è una adesione al sistema politico del Paese. Un potpourri di immagini e suoni dell’Isla Grande di Gianfry Grilli

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Argentina: Il Tango di Jorge L. Borges

13. dicembre 2019 – 00:18No Comment
Argentina: Il Tango di Jorge L. Borges

Nell’ottobre del 1965 in un appartamento di Buenos Aires andarono in scena  quattro conferenze di Jorge Luis Borges sul tango rioplatense. Soltanto nel 2002 quel documento registrato su cassette capitò tra le mani dello scrittore Bernardo Axtaga. E dopo un lungo periplo di verifiche per stabilirne l’autenticità,  la vedova di Borges, Maria Kodama, nel 2016 ha autorizzato la pubblicazione. Recentemente, Adelphi edizioni ha mandato in stampa IL TANGO, edizione italiana curata da Tommaso Scarano. 

E lo stesso Tommaso Scarano firma, nelle pagine finali del volume,  Un’Elegia in quattro puntate: sette pagine che riassumono con grandissimo acume i punti forti e quelli deboli delle pagine di Borges. Scarano spiega che “Borges non traccia una storia del tango, al più racconta qualcosa della sua preistoria”, poi per inquadrare la vicenda evoca la Buenos Aires tra fine Ottocento e inizio Novecento mostrando il contesto in cui muoveva i primi passi quel fenomeno espressivo conosciuto come tango. La ricostruzione di Borges denota “una visione parziale e riduttiva” del tango, del quale celebrò brillantemente la fase iniziale ma trascurandone l’evoluzione ricchissima dei decenni successivi. Estremizzando, il tango finisce con Gardel anche se già stava entrando sotto i riflettori Astor Piazzolla. Le quattro conferenze (Le Origini del tango/ Di Compadritos e guappi/Evoluzione ed espansione/ L’anima argentina), raccolte in questo prezioso volume di 170 pagine,  tracciano comunque un quadro socio-politico-culturale della Buenos Aires a partire dal 1880. Poi si salta a Parigi nella prima decade del Novecento dove avviene lo sdoganamento del tango a livello internazionale; si accenna alla vita dei quartieri negli anni Trenta con i protagonisti del tango: il lunfardo,  i bailongos, le milonghe, lo spirito combattivo dei compadritos, le orillas, le donne di vita, il ruolo degli immigrati italiani (accusati tra l’altro d’intristire il tango,in particolar modo i genovesi),  i postriboli, i gauchos, i tanghi suonati, il tango-cancion, il bandeneon, il ballo lento, malinconico. Il tutto viene ricostruito attingendo a testi di grandi letterati e poeti rioplatensi, mettendo a confronto posizioni contradditorie e competitive sulla nascita di questo modo di danzare dove spicca uno spirito audace originato dalla milonga. E ancora prima, di sfuggita, si fa cenno di elementi di africanità del tango, degli allegri  tamburi delle comunità africane  che tra Buenos Aires e Montevideo ritmavano nei giorni di festa come nella Congo Square di New Orleans. Inoltre si cercano similitudini tra i luoghi di nascita del tango e del jazz. E per capire il fenomeno e avvalorare i suoi ricordi, come si diceva poc’anzi, Borges   chiama in causa studiosi e intellettuali come Leopoldo Lugones, Evaristo Carriego, Vicente Rossi, Ernesto Sabato e tanti altri altri, tra cui, e naturalmente, Enrique Santos Discepolo, uno dei massimi creatori del tango e autore della definizione più profonda: ” il tango è un pensiero triste che si balla”. Una lettura intelligente, molto piacevole, nonostante alcune ripetizioni e imprecisioni dovute al “disordine dell’eloquio parlato” sul tango secondo Borges. (gfg)

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