HAITI, un destino di sofferenza!
HAITI vuol dire povertà e violenza all’ultimo stadio. Si avvera sempre più il pensiero dell’ex dittatore Duvalier, conosciuto anche come Papà DOC: “Il destino del popolo di Haiti è la sofferenza”. E infatti in questo lembo caraibico le cose non cambiano nonostante le rinnovate promesse e interventi delle forze internazionali di pace dell’Onu e alla faccia del recente sistema “democratico”.
Da due secoli la cartolina è sempre la stessa, poveracci che frugano tra la spazzatura, violenze efferrate non sono mai scomparse, all’ordine del giorno guerra tra gang e bande criminali, gli abitanti non sanno quali strade da percorrere poiché da mesi il paese fa i conti con il pey lok, la chiusura di strade, negozi e servizi pubblici a causa delle proteste di piazza. E adesso anche la Polizia manifesta in piazza per rivendicazioni salariali e si scontra con l’esercito, aumentano i rapimenti e non solo di ricchi. Insomma, come disse molti anni fa un diplomatico parlando delle violenze e torture, tonton macoute e vudù, “questo paese non ha via d’uscita e i conflitti non si fermeranno fino a quando non si saranno spolpati a vicenda”. E quando le acque si calmano un po’ vengono sommersi dalle macerie del terremoto con i politici che speculano sugli aiuti. Siamo al limite di una guerra civile e adesso tocca a Jovenel Moïse, il presidente di Haiti, a tentare di rimettere in piedi la baracca. Ma è un altro caudillo da due soldi (ricorda qualcheduno che aspira a tale ruolo anche dalle nostre parti) che vuole i pieni poteri e riformare la costituzione: cambiare tutto per non cambiare nulla. Con il sostegno degli Stati Uniti, che di pratiche di “spolpamento” ne hanno dato prova nei Caraibi, in America latina e altrove, dall’inizio del ‘900 in avanti. (gfg)