CUBA, Amo esta Isla…soy del Caribe

L’audiovisivo “Cuba, Amo Esta Isla” (online in youtube) è un omaggio al popolo e alla cultura cubana e non è una adesione al sistema politico del Paese. Un potpourri di immagini e suoni dell’Isla Grande di Gianfry Grilli

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JAZZ COMPACT: le ultime novità

1. marzo 2020 – 18:34No Comment
JAZZ COMPACT: le ultime novità

Tra i numerosi album pubblicati recentemente abbiamo fatto un prima selezione . Di seguito segnaliamo alcuni materiali di Alfa Music, ECM, Auand, Jando Music/Via Veneto e altri ancora, tra questi Uneven di Stefania TALLINI TRIO; Big Vicious di Avishai Cohen; Angular Blues di Wolfgang Muthspiel; In the Eyes of the Whale di Michelangelo Scandroglio;Love in Translation di Rosario Giuliani; Woland di Massimo Barbiero;I Can See Home From Here di Luca Alemanno; Precious di Chiara Pancaldi; Yesun di Roberto Fonseca.

STEFANIA TALLINI. L’affascinante pianista e compositrice, che si muove agilmente tra classica, jazz e MPB  per questo nuovo  album, UNEVEN (Alfa Music), ha voluto con sè quello che ha scoperto essere il “trio dei suoi sogni”: a completare la line up del disco due grandissimi artisti del jazz internazionale. Il batterista statunitense Gregory Hutchinson, definito da Jazz Magazine the drummer of his generation è difatti una delle figure più richieste nel panorama mondiale, che ha collaborato (e collabora) con nomi illustri come Dianne Reeves, Wynton Marsalis, John Scofield;  Matteo Bortone, contrabbassista, raffinato strumentista e compositore, vincitore del Top Jazz 2015, vanta collaborazioni con Kurt Rosenwinkel, Ben Wendel, Tigran Hamasyan, Ralph Alessi e Roberto Gatto.

WOLFGANG MUTHSPIEL,   che   il   New   York   Times,   ha   definito   «una   luce   splendente  »   tra   i chitarristi jazz di oggi, ritorna al trio  per realizzare Angular Blues. Il suo quarto album per ECM (distr.Ducale)  segue a due acclamati album in quintetto e al suo debutto in trio. Come Driftwood – album del 2014 che JazzTimes definì « cinematografico ed inquietante » – questo nuovo disco trova Muthspiel in compagnia del formidabile Brian Blade alla batteria. Al posto di Larry Grenadier, invece, c’è  il bassista Scott Colley che con il suo suono terreno dona una dinamica   tutta sua al trio .

AVISHAI COHEN. Il  carismatico   trombettista   Cohen    firma l’album Big   Vicious (ECM- distr. Ducale) con   la  sua   esuberante   band formata sei anni fa e raggruppa vecchi amici. «Veniamo tutti dal jazz  ma alcuni hanno lasciato prima » afferma   Avishai   riassumendo   la   portata   stilistica   di   ciascuno.   «Ognuno   porta   il   suo background   diventando   parte   del   suono   del   gruppo».   Trame   di   musica   elettronica , ambient, psichedelica fanno parte della miscela, così come groove che vengono dal rock , dal   pop,   dal   trip-hop   e   molto   altro.

MICHELANGELO SCANDROGLIO, giovane contrabbassista toscano, ha pubblicato l’album d’esordio da leader “In The Eyes of the Whale” per Auand Records (distr. Goodfellas). Si tratta di un lavoro profondamente ispirato dalla nuova corrente jazzistica contemporanea con una formazione internazionale, composta da giovani, ma già affermati musicisti. Il piano di Alessandro Lanzoni si fonde perfettamente con il drumming aggressivo di Bernardo Guerra e la tromba dell’americano Hermon Mehari, essenziale e riflessiva, si contrappone all’energia rock del chitarrista londinese Peter Wilson e al virtuosismo dei contraltisti  Michele Tino e Logan Richardson, punta di diamante del jazz mondiale contemporaneo ed ospite d’onore del disco.Le sette composizioni sono firmate dal leader.

ROSARIO GIULIANI“Love in Translation” (Jando Music/Via Veneto Jazz) che celebra il ventennale della splendida collaborazione (nata proprio a Umbria Jazz) tra il sassofonista di Terracina e il vibrafonista statunitense Joe Locke, diventati nel tempo protagonisti indiscussi della scena jazzistica internazionale. Coadiuvati da altri due maestri assoluti nei loro strumenti, il bassista Dario Deidda e il batterista Roberto Gatto, Rosario e Joe si ritrovano così a suggellare il ventennale di questa loro sfavillante interazione reciproca, diventata ben presto amicizia, con un disco intenso, passionale, forgiato dai loro ineguagliabili talenti musicali. Come dice lo stesso titolo, “Love in Translation” è un disco imperniato sul sentimento più forte e indecifrabile: l’amore. Standard famosi sono completati anche da brani originali, con due sentiti omaggi a due grandi musicisti che purtroppo non sono più fra noi: “Raise Heaven” che Joe Locke ha voluto dedicare a Roy Hargrove e “Tamburo” di Rosario Giuliani per Marco Tamburini.

LUCA ALEMANNO. Nel condividere il suo processo di ridefinizione del significato di “Casa”, Luca Alemanno, trombettista leccese, con “I Can See Home From Here” (Workin’Label) tenta di evocare e ispirare un desiderio di introspezione negli ascoltatori, ciascuno con i propri viaggi intorno al mondo e dentro se stessi. Tutte le composizioni sono state concepite e modellate durante il periodo vissuto a Los Angeles tra il 2016 e il 2018, lavorando a stretto contatto con vere e proprie leggende viventi come Herbie Hancock e Wayne Shorter i quali sono stati presenti ed hanno arricchito il processo creativo e compositivo del materiale presente nell’album.

MASSIMO BARBIERO. Il compositore, batterista, marimbista-vibrafonista piemontese, leader di Enten Eller,  continua a pubblicare album e con un’ottica che  guarda avanti e in più direzioni alla ricerca di un jazz estremamente aperto. Il suo nuovo progetto è WOLAND omaggio a “Il maestro e Margherita” di Bulgakov. Un concept album elaborato con la violinista Eloisa Manera e il pianista Emanuele Sartoris: dieci brani, dove spiccano accenti diversi disseminati qua e là e provenienti tra culture musicali trasversali. Un album che richiede un ascolto molto attento per assimilare la narrazione di Barbiero.

CHIARA PANCALDI. La giovane vocalist e compositrice bolognese torna sul mercato con  Precious, il terzo album per l’etichetta olandese Challenge Intl. L’album (in quartetto con l’aggiunta di due ospiti)  è il frutto di un lungo percorso intrapreso alcuni anni fa dalla cantante con la scrittura. Nel repertorio spiccano diverse influenze, dal jazz alla musica brasiliana alla folk song d’autore.  Al netto dei brani di Stevie Wonder (You and I) e di Darryl Hall (Urban Folk Song) le musiche sono della Pancaldi mentre ai testi c’è la collaborazione della canadese  Julia Hart, promettente cantante e film-maker di stanza  a Londra.

ROBERTO FONSECA. A distanza di tre anni da Abuc (un ponte aperto verso New Orleans), riecco Fonseca sulla nostra scrivania con «Yesun» (Wagram): lavoro bellissimo che vede il multistrumentista poliedrico (suona anche batteria, percussioni e canta) muovere stavolta verso Detroit e dintorni per svelare finalmente sotto i riflettori la parte del suo dna contagiata indelebilmente da artisti e musiche afroamericani. «La gente che mi conosce – ci spiega Roberto– sa che ho avuto differenti influenze musicali: da Jarrett e Hancock ho imparato il lavoro sulla melodia, amo da sempre i suoni analogici e le fantastiche miscele di Joe Zawinul, sono cresciuto interpretando i Beatles, Stevie Wonder, Earth Wind & Fire, progressive e fusion”.  55 minuti di ritmi afrocubani venati di funky jazz, soul, cellule di classica e di elettronica, brani prevalentemente strumentali seppur con qualche escursione di cantato anche dello stesso Fonseca, elaborati all’insegna di “Hecho in Cuba” (con tanto di bandiera come spicca in copertina) che sta per musica DOC maturata all’Avana ma… (recensione completa prossimamente su Musica Jazz)

(gfg, 01-03-2020)

 

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