JAZZ, BJF 2024: 21 ottobre-17 novembre, tra Bologna, Ferrara e Forlì

Pat Metheny sarà la principale star del Bologna Jazz Festival 2024, che annovera in questa edizione nei grandi teatri cittadini altri protagonisti di massimo rilievo come Mulatu Astatke, Cécile McLorin Salvant e McCoy Legends. Ma nei jazz club ci sarà una programmazione che, a nostro avviso, restituirà un’immagine più significativa, variegata e completa dei del jazz multicolore oggi.

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WALLACE RONEY, addio

1. aprile 2020 – 16:05No Comment
WALLACE RONEY, addio

Prematuramente ci ha lasciati un altro grande trombettista jazz: Wallace Roney è morto il 31 marzo 2020 al St. Joseph’s University Medical Center di Paterson, New Jersey per complicazioni da Covid-19. Aveva 59 anni (nato a Filadelfia il 25 maggio 1960), la moglie era scomparsa el 2017, e ora è toccata alla figlia di Wallace dare la triste notizia alla stampa mondiale della scomparsa del padre. In sintesi, Roney era cresciuto con Clark Terry, Woody Shaw e Dizzy Gillespie, prima di essere accettato alla corte di Miles Davis. Ma ha suonato anche con Art Blakey, Ornette Coleman e Tony Williams, tra gli altri. Aveva inciso una ventina di album, compreso il più recente «Blue dawn-Blue nights» (HighNote Records).

Biografia. Nato a Philadelphia il 25 maggio 1960, Wallace Roney ha dimostrato un talento precoce per la tromba: la sua prima incisione a soli quindici anni, a sedici viene accolto nella band di Cedar Walton (con Billy Higgins) e sempre in quel periodo conosce Woody Shaw, Johnny Coles e Freddie Hubbard. Nel 1979 arriva la sua prima affermazione nel referendum di DownBeat, che tornerà a vincere più volte in seguito, mentre nel 1983 Miles Davis, dopo averlo sentito suonare, gli regala una delle sue trombe. A lanciare definitivamente la sua carriera sono state le convocazioni giuntegli, a metà degli anni Ottanta, da parte di Tony Williams e Art Blakey.Pur avendo studiato con Dizzy Gillespie e annoverando Clark Terry come suo mentore, il principale polo d’attrazione per Roney è sempre stato Miles Davis. Il legame col divino Miles si rinsaldò nel 1991, quando suonò nella sua band a Montreux. Ma quello fu anche l’anno della scomparsa di Davis, alla quale fece seguito un tour in sua memoria con Wayne Shorter, Herbie Hancock, Ron Carter, Tony Williams e Roney a fare le veci del grande assente. Nel fraseggio come nella timbrica, Roney non ha mai nascosto la sua predilezione davisiana. Il suo stile si è comunque via via affrancato dal retaggio di Davis, trovando modo di esprimersi con notevole carattere nelle collaborazioni con Kenny Barron, Ravi Coltrane, Geri Allen, Cindy Blackman e Chick Corea, oltre che nelle sue formazioni, che spingono lo swing e il linguaggio jazzistico classico alle loro estreme conseguenze.

Per la cronaca di quanto seguono gli artisti latinoamericani, aggiungiamo che nelle sue band si è fatto le ossa anche il pianista cubano  Aruán Ortiz (nella foto a lato), che in una recente intervista mi raccontò  di “aver  conosciuto  a Barcellona il sassofonista Antoine Roney, un ottimo musicista influenzato da Junior Cook, Pharoah Sanders e John Coltrane, con uno sviluppo stilistico molto personale ma che non si è mai proiettato a dovere nell’ambiente rimanendo sempre sotto l’ala del fratello, il trombettista Wallace Roney. Quindi appena arrivai a New York (proveniente dalla Spagna) contattai Antoine e lui mi raccomandò a suo fratello con il quale lavorai per circa sei anni. Ricordo che il mio primo concerto con Wallace fu senza prove né sound check: tre giorni prima del concerto mi mandò gli spartiti dei brani del suo ultimo disco “Prototype” e alcuni del disco precedente che imparai in tre giorni e tre notti senza dormire un minuto. Il debutto con il suo quintetto a Detroit andò alla grande e debbo dire che l’esperienza musicale con Wallace Roney è stata finora la mia più importante scuola jazzistica“. E appena appresa la grave perdita, Aruan da New York  ancora scioccato dalla notizia dice: “Sono onorato di aver fatto parte del WR5tet con Rashaan Carter, Kush Abadey e Antoine Roney , e la sua figura è stata così importante nella mia carriera che non c’è modo di dirlo a parole per esprimerlo. Quindi eterna gratitudine per avere avuto l’opportunità di suonare, imparare e crescere con lui per 6 anni intensissimi e aver potuto apprendere dalla sua incommensurabile conoscenza del regno musicale afroamericano.  Tanti concerti memorabili, tour, prove, e quelle chiacchierate, risate e battute con quella band, sono state una pietra fondamentale per lo sviluppo della mia carriera e della mia vita. Peace and Blessings“.

Ricordiamo la figura del grande trombettista afroamericano con queste immagini scattate mercoledì 21 marzo 2018 (Parma, WoPa Temporary) in occasione del concerto della rassegna Crossroads. Con il suo quintetto con il progetto “Trumpet Legacy” impaginò una serata di neo-bop, hard bop eccetera di fortissimo impatto. Addio Wallace. RIP. (gfg)

 

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