“a Tuba to Cuba” è il titolo dell’entusiasmante film documentario -presentato a Firenze- che mostra il tubista e contrabbassista Ben Jaffe (direttore della Preservation Hall Jazz Band di New Orleans e figlio dei fondatori di quel locale culto, ossia i genitori Allan e Sandra Jaffe) con la sua tuba impegnato ad esaudire l’ultimo sogno (interrotto prematuramente) di suo padre Allan: scoprire punti di contatto tra le radici musicali di origine africana di Cuba, Haiti e New Orleans, da cui è nato il jazz nel crogiuolo della Crescent City.
Dal quartiere francese della Crescent City, e precisamente dalla Preservation Hall ( luogo di ritrovo per i pionieri del jazz afroamericano di New Orleans), parte il tour di Ben Jaffe in compagnia di colleghi tra cui il sassofonista Clint Maedgen, il trombonista Ronell Johnson, il batterista Walter Harris , il pianista Rickie Monie, il trombettista Marc Anthony Braud e il clarinettista Charlie Gabriel. All’Avana incontrano e suonano con musicisti locali come i jazzisti Ernan Lopez Nussa, Bobby e Roberto Carcassés e tantissimi altri che sfilano nelle immagini. Poi i membri della mitica jazzband proseguono l’interscambio a Santiago de Cuba passando anche da Cienfuegos.
“a Tuba to Cuba” racconta quindici giorni intensissimi di grande umanità tra i musicisti statunitensi e quelli cubani dove oltre alla musica fa capolino anche la solidarietà e la fratellanza con gesti concreti come la donazione al popolo cubano di strumenti musicali da parte dei più fortunati, economicamente parlando, colleghi nordamericani.
Ben Jaffe, dir. Preservation Hall Jazz
Il documentario dal punto di vista etnomusicale mette in evidenza le connessioni esistenti tra la tradizione della conga santiaguera e delle comparsas del carnevale e lo spirito delle brassband di New Orleans, sottolineandone alcuni tratti comuni ereditati dalla cultura coloniale francese, cultura presente sia nell’area di Santiago (attraverso gli schiavi e i coloni arrivati da Haiti) sia a New Orleans e in Louisiana. Questo dominio scomparve quando Napoleone vende queste terre agli Stati Uniti.
Il film, diretto da T.G. Herrington e Danny Clinch, avvalendosi anche di filmati d’archivio è riuscito a costruire un ritratto sfavillante, vibrante, energico e allegro di queste due realtà musicali sulle rive del Caribe e allo stesso tempo a rintracciare il filo comune di tradizioni spirituali, melodiche e ritmiche di origine africana, tradizioni che giunte nel Nuovo Mondo si erano mescolate, trasformate, evolute e spesso nascoste in altro, da qui i vari sincretisimi come Santerìa o Voodoo tanto per citarne due che hanno influenzato rispettivamente le sonorità di Cuba e di New Orleans. Tra gli altri meriti di questo lavoro, anche quello di far riemergere il legame di queste realtà separate con la Madre Africa. Un film documentario, da cui è scaturito anche un album, da non perdere.