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RUMBA: cubana e congo-zairese
Nell’interessante recensione sul manifesto (6.01.2022) come potrete vedere nel titolo si fa cenno al ritmo di rumba. Poiché mi hanno scritto privatamente alcuni amici per sapere se quella rumba si riferisce al fenomeno espressivo afrocubano (guaguanco, yambu, columbia ecc.) penso sia utile dire qualcosa al riguardo anche ad alcuni che ci seguono qui, e non sempre ferratissimi sul tema. Nella foto una antica festa di rumba cubana.
Semplificando molto e per quanto ci è dato sapere: in Congo e paesi confinanti, con l’etichetta rumba si identifica moltissima della musica ballabile congo-zairese tra gli anni Quaranta e Ottanta del Novecento. Tanto che si parla di rumba congolese o rumba congo-zairese. Una sorta di africanizzazione (qualcuno potrebbe dire ri-africanizzazione) e adattamento del son cubano (e stili derivati) i cui contributi africani furono certamente determinanti ma non esclusivi nella nascita del son. Quindi dicevamo adattamento del son cubano, stile che i congolesi avevano imparato a conoscere (assieme ad altri ritmi afro-caraibici e afro-americani) una decina e più di anni prima attraverso dischi importati e le emittenti radiofoniche. Potremmo azzardare (visto che va ora di moda per altre tristi vicende sanitarie) nel dire “rumba congo-zairese , una variante africana del son“. A questo punto possiamo aggiungere che forse il primo pioniere di questa “rumba” del Congo è stato il fisarmonicista-ambulante Camile Feruzi (1912-1990) formando poi con gli anni dei gruppi con musicisti della Guadalupa. Feruzi, tra le varie collaborazioni, lo troviamo poi anche con orchestra O.K. Jazz e Franco. Il discorso potrebbe continuare con Antoine Wendo, altro pioniere, poi con l’highlife, stile spesso citato con rumba. Per non dire dei colombiani che dicono “rumba” a una festa con balli e senza e non necessariamente afrocaraibici. Certamente parlare di festa non è sbagliato perchè, come ricordava nei suoi testi il musicologo Argeliers Leon, la rumba è musica funzionale al divertimento in gruppo e in determinate situazioni sociali, all’origine, di discendenti africani e successivamente includendo in queste “feste” anche popolazione bianca di origini ispaniche. Ma questa è ancora un’altra storia lunga e intrecciata sulla rumba. (gfg)
***”….Fiston Mwanza Mujila si arrende ne La danza del bifolco (Nottetempo, pp. 320, euro 18, traduzione di Camilla Diez) ad una narrazione frammentaria e vorticosa, come l’irresistibile rumba indiavolata che i suoi personaggi ballano incessantemente al Mambo della festa, sordido locale notturno in una Lubumbashi abbacinat….”.
Suggerimento, ad esempio, ascoltatevi Feruzi su youtube per capire sonorità e timbriche rispetto alla rumba cubana facile da recuperare sul medesimo canale:
Su Il Venerdì (7 gennaio 2022) anche Pietro Veronese ha affrontato l’argomento