Letteratura Latinoamericana: VOYAGER
La quarta di copertina di Voyager di Nona Fernández (Gran Vìa edizioni) sembra stata scritta in previsione della criminale guerra Russia/Ucraina che in questi giorni sta sconvolgendo dopo anni l’Europa e l’intera umanità. Ma il testo è ispirato al Sudamerica ed è difficile fare una sintesi del contenuto e includerlo in un genere perchè l’opera della scrittrice cilena è a metà tra romanzo e saggio intrecciando storia, politica, dittatura, cronaca, dimensione personale, e dove la realtà entra ed esce. Poi sullo sfondo c’è la pagina più atroce del Cile da non dimenticare ma che va rinfrescata.
Dalla quarta di copertina: Penso alla grande narrazione della Storia. A come ce la raccontano. A tutte le informazioni filtrate e manipolate. Ai paradigmi scelti come bandiere. Alle guerre inventate. Ai nemici e agli orrori inscenati. A tutte le finzioni elaborate per governare una società. Un Paese. Un’epoca. Penso a come le nostre vite sono guidate da queste finzioni arbitrarie e perfino assurde. Intere generazioni che interpretano una sceneggiatura scritta da pochi e di cui non sempre si è consapevoli.
Accompagnando la madre a un esame neurologico per indagare alcuni problemi non chiari, Nona Fernández con VOYAGER (Gran Via) si rende conto come l’attività cerebrale della donna, proiettata sul monitor di una sala d’ospedale, abbia molte somiglianze con le immagini astronomiche, dei centri spaziali, che siamo tutti abituati a vedere e abbia similitudini con il più complesso intrico stellare. A partire da questa constatazione, la cinquantenne autrice di Santiago del Cile comincia a scrutare i meccanismi della memoria delle stelle e di quella degli uomini in cerca di simboli e analogie, assemblando una “costellazione di materiali” che le permette di indagare il tema a lei tanto caro del ricordo, e combattere il suo contrario, l’olvido. Con la sua “vocazione da drone meticcio che non fa altro che osservare e prendere appunti”, unisce i fili della memoria individuale con quelli della memoria collettiva, consapevole che è in quei frammenti discontinui, in quel mucchio disordinato di specchi rotti che alberga la biografia di ciascuno, che la memoria è un atto presente e la scrittura ha il compito di dargli un senso. E queste 134 pagine leggibilissime su fragilità e ruolo dei ricordi hanno raggiunto brillantemente l’obiettivo, come testimoniano anche le note finali della bandella di copertina: “Voyager è una riflessione intima e sincera su come ricordano le persone e i popoli, e su come dimenticano, ma è anche un invito a sottrarsi a quei minacciosi buchi neri che risucchiano e nascondono messaggi divenuti ormai invisibili agli occhi dei più”. Una lettura molto interessante anche alla luce del percorso progressista che sta intraprendendo il giovane presidente Gabriel Boric.