CD FolkInJazz: COSTANZA ALEGIANI e il suo FOLKWAYS
Folkways è l’ultimo album della cantante e compositrice Costanza Alegiani pubblicato per l’etichetta Parco della Musica Records (2021) e che, purtroppo, è riapparso solo un paio di giorni fa dalla pila di album ricevuti e in attesa di una segnalazione o recensione su queste pagine. Si tratta di un bellissimo disco che in 9 tracce coniuga con sapienza e successo varie discipline artistiche e linguaggi musicali delle Americhe. Un impasto di poesia e musica, di interpretazione e improvvisazione, di folk blues e jazz di raffinatissima fattura.
Folkways è un disco di canzoni identitarie, sul folk che diventa mito. Un manifesto di appartenenza a una tradizione epica, radicata in un’America senza più luogo.
Attraverso un linguaggio originale e arrangiamenti che alternano liricità acustica a momenti più elettrici, Costanza Alegiani propone in Folkways sia brani originali che altri tradizionali e piccoli capolavori ricchi di storia (Bob Dylan, Woody Guthrie), a cui riesce a donare nuova luce, tonalità e sfumature di colore. Se il titolo rappresenta un omaggio allo Smithsonian Folkways Recordings, il più grande archivio al mondo del genere folk, l’intento di Costanza Alegiani è però quanto di più lontano dalla filologia. La genesi di questo suo terzo album – dopo Fair is Foul and Foul is Fair (2014) e Grace in Town del 2018, in duo con Fabrizio Sferra – risponde alla consapevolezza di un legame profondo con quella letteratura musicale i cui temi toccano sentimenti e stati d’animo personali ma allo stesso tempo universali e, comunque, in grado di illuminare la contemporaneità.
Grazie a questo progetto – spiega Costanza – mi sono concessa di dire la verità su tanti sentimenti che mi appartengono, anche molto scomodi, dando voce a visioni e paure, immagini oniriche, ricordi, confessioni, ma anche a speranza e libertà.
Costanza Alegiani cita tra i propri riferimenti musicali, numi tutelari del folk come Johnny Cash, Joni Mitchell, Leonard Cohen e Joan Baez, così come interpreti illustri quali Jacob Niles, Odetta e la rivoluzionaria Barbara Dane. Cogliamo l’occasione aprendo una parentesi su Barbara Dane, il primo artista statunitense a suonare nella Cuba di Fidel Castro nel 1965 sfidando il veto dell’amministrazione di Washington per poi ritornare più volte nell’Isla Rebelde (nonostante le sanzioni del governo Usa) per contribuire a fondare il movimento Cancion Protesta e dove tra l’altro vive dagli anni Sessanta il figlio Pablo Menendez, noto cantante chitarrista rock blues del panorama cubano. La cantante Dane collaborò negli anni Cinquanta in ambito jazz-blues con figure come Louis Armstrong, Dizzy Gillespie y Pete Seeger tanto per citarne alcuni. Tornando al disco, aggiungiamo i due autori classici della letteratura americana, Edgar Lee Masters ed Emily Dickinson, che compaiono con le loro poesie tra gli autori dei testi delle canzoni del disco, due delle quali cover di Bob Dylan e Woody Guthrie. Di Dylan è la magnifica interpretazione in chiave folk jazz di It Ain’t Me Babe, brano di apertura.
In questa rappresentazione, la Alegiani diventa attrice e interprete di questo mondo, rendendo vive e palpabili le emozioni dei vari personaggi, seguendo ritmo e accenti dei loro monologhi.
Ed ecco, quindi, sfilare sul palcoscenico sonoro di Folkways una nutrita galleria di personaggi (reali, immaginari o letterari) che Costanza riporta in qualche modo in vita. Sono anime che si mettono a nudo raccontando ognuno un sentimento autentico, affermando la propria identità (It ain’t me babe, Carry me home), una scelta da compiere (The ice skater di Marcello Allulli), l’affermazione di sé in un sogno rivelatorio (waking dream), il senso della fine e la prossimità della fine (I felt a Funeral, in my Brain e When I was a young girl), il sentimento di fuga ed evasione ma anche di serena rassegnazione ( Tender is the night, tonight), la solitudine dello spirito (Lonesome Valley), la confessione di un assassino senza castigo ( The last Blues of Benjamin Fraser).
In quello che può essere considerato un viaggio nel passato e nella tradizione musicale degli Stati Uniti, alla ricerca di nuovi sentieri che sappiano dialogare al meglio con il presente, sostengono il canto di Costanza Alegiani musicisti jazz di spessore quali il sax tenore di Marcello Allulli, il contrabbasso (e basso elettrico) di Riccardo Gola e i due ospiti Fabrizio Sferra alla batteria e Francesco Diodati alla chitarra.