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L’audiovisivo “Cuba, Amo Esta Isla” (online in youtube) è un omaggio al popolo e alla cultura cubana e non è una adesione al sistema politico del Paese. Un potpourri di immagini e suoni dell’Isla Grande di Gianfry Grilli

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CD novità. Risplende “BOSSA NOVA” del Quintetto BASSO-VALDAMBRINI

13. giugno 2022 – 20:44No Comment
CD novità. Risplende “BOSSA NOVA” del Quintetto BASSO-VALDAMBRINI

Un bellissimo salto all’indietro di 60 anni con il recentissimo Cd “Bossa Nova”  dello storico Quintetto jazz di Basso-Valdambrini, più altri ospiti, riedito recentemente nel catalogo Giotto Music/Egea Music. Dieci tracce per un totale di 30 minuti con i “mostri sacri” del jazz italiano degli anni Cinquanta/Sessanta che si cimentano a intrecciare standard jazz, bossa nova, samba, accenti esotici afrocaraibici e timbri insoliti per il pubblico nostrano. Ne caldeggiamo l’ascolto.

 

«La Bossa Nova non è uno stile ma solo un modo di suonare come anni fa è stato l’Afro-Cuban Bop di Gillespie e Machito. Non ha quindi niente a che vedere con gli stili del Jazz quali il Be-Bop, il Cool Jazz, il West Coast, l’Hard Bop. Si tratta soltanto di un modo di accompagnare, che si adatta molto bene ai 4/4 del Jazz, derivato dal Samba e che ha avuto origine in Brasile durante la permanenza del chitarrista Charlie Byrd che per primo lo ha adattato ai temi del Jazz. Molti musicisti americani fra i quali Dizzy Gillespie, Stan Getz, Dave Brubeck hanno già inciso alcuni dischi di Bossa Nova; anche noi abbiamo voluto seguire la moda adattando questo ritmo a temi celebri (“Barbados” e “My Little Suede Shoes” di Parker, “I Should Care”, “Nuages”, “I’ll Remember April“), interpretando brani nati come Bossa Nova (“Desafinado” e “Saudade Da Bahia“) e scrivendo due temi originali (“Sondra” e “Oscarnova“) nati durante la preparazione di questo disco», così Gianni Basso e Oscar Valdambrini nelle sintetiche note introduttive  della riedizione del cd che ridona luce e gloria ai brani incisi nel 1962 dai due citati ‘mostri sacri’ del jazz italiano (il sassofonista Basso e il trombettista Valdambrini) qui in quintetto  e tanti ospiti, cioè con il meglio dei solisti jazz italiani di quegli anni. Infatti con i 30 minuti delle dieci tracce (non tutte assolutamente bossanoviste, e ne riparliamo più avanti) si fa un magnifico salto temporale all’indietro di 60 anni, ed esattamente a poche settimane dopo il concerto storico novembrino alla Carnegie Hall di New York che rappresentò la svolta internazionale del fenomeno culturale carioca della Bossa Nova. Una modalità espressiva, per non contraddire il parere di Basso-Valdambrini,  quella della Bossa Nova omaggiata soprattutto con Desafinado di Antonio  Carlos Jobim e Newton Mendonça e Saudade de Bahia  di Dorival Caymmi, autori divenuti dei punti di riferimento non solo per la bossa nova ma anche per tutta la MPB (musica popolare brasiliana) jazzificata. Queste sonorità suadenti ci riportano a Rio de Janeiro, ma anche a Bahia, dove i ritmi popolari brasiliani entrarono in contatto con il jazz grazie soprattutto ai nomi già citati e ai quali  dobbiamo doverosamente aggiungere tra gli altri degli apostoli come Joao Gilberto, Vinicius de Moraes, Roberto Menescal, Ronaldo Boscolo, Carlos Lyra, insomma un gruppo di artisti che combinò la loro cultura afro-brasiliana con quella afro-americana del jazz di artisti come Stan Getz , Charlie Byrd, Herbie Mann e tantissimi altri musicisti e cantanti famosi che furono, obtorto collo, dirottati dalle major in terra brasiliana, nuova regione esotica da scoprire, conquistare e lanciare nel mercato discografico capitalista a discapito di Cuba, che fu abbandonata e osteggiata dal governo Usa per il cammino rivoluzionario intrapreso il 1 gennaio 1959. E così andarono le cose. Dal nuovo connubio musicale Brasile-Usa, gli interpreti di bossa nova e samba diventarono di moda e successo, tanto che, per riferirvi un esempio, Stan Getz e Charlie Byrd incisero  Desafinado nel marzo 1962 e vendettero in un battibaleno un milione di copie. Senza contare The Girl from Ipanema, Chega de Saudade, Corcovado eccetera. Tornando al disco Basso-Valdambrini, va specificato che non sono tutti brani di bossa nova e il titolo del cd è dettato da mode commerciali (fuorvianti) che semplificavano (e in parte continuano a farlo) con etichette omnicomprensive al sapor di esotico e senza diversificare e catalogare con attenzione. Chi ha superato la sessantina e aveva interessi specifici sul tema ricorderà che negli anni Cinquanta quel tipo di discografia tropicale  poteva stava sotto l’ombrello della Rumba mescolando son cubano, cha cha, mambo, bolero eccetera, oppure anni dopo nel filone Salsa includendovi di tutto e il discorso potrebbe continuare con “Successi Sudamericani”. In “Bossa Nova” del quintetto Basso-Valdambrini (Giotto Music/Egea Music, 2022) potrete apprezzare musica meravigliosa, tradizioni latinoamericane e afrocaraibiche jazzificate in chiave bop e hard bop, pezzi eseguiti divinamente dal meglio dei musicisti jazz italiani di quel periodo,  cominciando dal “duo” Gianni Basso e Oscar Valdambrini che qui hanno chiamata in partita il pianista Renato Sellani, il chitarrista Franco Cerri, il contrabbassista Giorgio Azzolini, il trombonista Dino Piana, il batterista Leonello Bionda e alle piccole percussioni Sergio Valenti e Renzo Bergonzi, Franco Tonani, Mario Lamberti, Rolando Ceragioli. Disco consigliatissimo per chi ama jazz strumentale, swing stratosferico in alcuni brani, assoli e impasti di fiati da incorniciare. Utilissimo anche ai giovani aspiranti jazzofili che non hanno mai sentito parlare di questi solisti meravigliosi, che i puristi avranno certamente etichettato come degli imitatori dei grandi maestri del jazz afroamericano seppur con livelli tecnico-qualitativi straordinari. Comunque la si pensi, costoro sono stati musicisti modello per quasi tutti gli orchestrali e aspiranti jazzisti nell’arco temporale Cinquanta/Settanta del secolo scorso. Per quanto riguarda il versante Sudamerica, in senso ritmico, con  l’impiego di  strumenti a percussione come cabasa, reco-reco, bongo, tanto per citarne qualcuno di quelli che spiccano, dobbiamo riconoscere che le performance risulterebbero con gli occhi di oggi  un po’ superficiali rispetto ai canoni originali che soltanto in anni successivi  si è potuto apprendere meglio e accettare alcune lacune,poiché all’epoca per i batteristi e percussionisti italiani erano pochissime le informazioni, i metodi su ritmi della MPB e afrocaraibica  cui riferirsi e studiare a fondo. Ciò detto, questo prodotto resta una occasione per capire come venivano italianizzati e intrecciati jazz e vari linguaggi, concetti di clave e accenti del mondo “latin” da bossa nova a samba, baiao, bolero e beguine. In conclusione, sono brani cortissimi, piacevolissimi, con ottimo feeling, e di cui caldeggiamo Desafinado, Sondra, Saudade de Bahia,  I’ll Remember April e Barbados. Buon ascolto!

Gian Franco Grilli

https://youtu.be/BPzr_7HliCk

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