Argentina. MELINGO celebra con “S’IL VOUS PLAIT”
Dopo 25 anni di tango ambientato nei peggiori club porteños arriva un divertente best-of: “S’IL VOUS PLAIT” (Musique Sauvage), doppio album in cui sono raccolti 23 brani simbolici della traiettoria artistica dell’ambasciatore del tango-canción rioplatense firmato da MELINGO. Siamo di fronte a tango canaglia, sporco, volgare, carnale, coinvolgente per unicità.
“S’il Vous Plait”, un best-of, doppio album in cui sono raccolti 23 brani, il racconto della traiettoria artistica di 25 anni di carriera solista dell’ambasciatore del tango-canción MELINGO. Il suo è un tango canaglia, sporco, volgare, carnale, espressione dei peggiori bar porteños.
“Sono lieto di presentarvi questa personale raccolta di venticinque anni di carriera come solista – spiega il cantautore porteño Melingo – all’interno di questo repertorio di musica popolare. Ho selezionato con cura una serie di 23 canzoni tra tanghi, valzer, milonghe e melodie popolari del mio paese, l’Argentina, così come le pulsazioni interne della mia città, Buenos Aires, e i battiti del mio quartiere, Villa Ortuzar”.
Un doppio album per celebrare venticinque anni di carriera dall’alba alla maturità. Il viaggio infatti iniziò nel 1997 a Buenos Aires scrivendo “Ayer”, un addio simbolico a un quartiere mitico, un quartiere che potrebbe diventare il nostro stesso Paese.
Il lancio italiano di “S’il Vous Plait” cd di tango, con dentro un cuore rockero, è avvenuto nelle settimane scorse a Mestre. Il sound tanguero di questo cd-raccolta mostra tra le altre influenze anche quelle rock del sessantaquatrenne Daniel Melingo, argentino, con tracce di sangue greco e italiano, e figlio d’arte. “Mia nonna, Marcella Forza di Trieste – continua Melingo – era una cantante soprano della Scala di Milano; il nonno, Pietro Melingo di Salonicco (Grecia), era invece violinista; Leonida, mio padre, era attore cantante di teatro; dal lato materno erano tutti tangueros e milongueros, che vivevano nel quartiere porteño di Parque de Los Patricios”. Nato a Buenos Aires il 22 ottobre 1957, all’età di 13 anni Daniel inizia con il bandoneón gli studi musicali, ma dopo poco lo abbandona perché non gli piace lo strumento principe del tango e continua e completa gli studi al Conservatorio con il clarinetto e all’Università di Musica con orchestrazione e composizione. Terminati gli studi, accantona la musica classica e si avvicina alla world music collaborando con il geniale artista brasiliano “Milton Nascimento, un maestro per me, poi ho conosciuto Hermeto Pascoal, Caetano Veloso, Gilberto Gil”. All’inizio degli anni 80 è sulla scena del rock argentino. “Le band più importanti erano Sumo- frontman l’italiano Luca Prodán (NdA: un mito della cultura rock in Argentina negli anni 80-90) – e quelle con cui ho suonato: Los Abuelos de la Nada, Los Twist, Charly García, Fito Páez. Il sound era una miscela di latin e anglo rock, reggae, jazz. Dopo vent’anni di modernità mi avvicino al tango”. Quando gli chiedo di jazz: “Ho amato Gato Barbieri, Lalo Schifrin, Benny Goodman ma anche personaggi come Charles Mingus”. E quando gli domando se è un apostata, se era stanco di rock, risponde “No, ero in cerca di una nuova identità musicale con un ruolo da protagonista di primissimo piano, che non succedeva nel rock dove ero coautore, o membro di gruppi che accompagnavano solisti. Così dopo aver transitato per molti stili, classica, rock, jazz e dopo dieci anni vissuti in Europa nel 1996 avviene un ritorno-svolta. Rientro a Buenos Aires, riscopro il tango – che ho nel sangue e si trattava solo di rispolverare la tecnica – studiato in gioventù e realizzo il mio primo disco da solista con Tango Bajo (1998)”. Poi numerosi altri album nel solco del tango-canción ideato da Carlos Gardel, mettendo in mostra poeti del lunfardo (slang e idioma letterario) come Celedonio Flores, Carlos de la Púa, Dante Linyera eccetera. “Tra l’altro ho musicato alcune opere di ‘maledetti’ francesi, contribuendo così a fornire la visione del tango-canción, che ho aggiornato sempre con nuovi strumenti e linguaggi”. L’album S’Il Vous Plait” incomincia con Ayer e via via sfilano le storie ambientate nei bassifondi della capitale argentina, intonate con quella unica e originale voce rauca e baritonale per successi come Narigon, Negrito, Candonga e chiudendo con Exodo.
(Gfg)