JAZZ, BJF 2024: 21 ottobre-17 novembre, tra Bologna, Ferrara e Forlì

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CILE Libri. Intervista all’autrice cilena Cynthia Rimsky

12. giugno 2022 – 16:18No Comment
CILE Libri. Intervista all’autrice cilena Cynthia Rimsky

In occasione dell’uscita del nuovo romanzo  Autostop per la rivoluzione di Cynthia Rimsky (Edicola edizioni, traduzione di Silvia Falorni) riprendiamo l’intervista di Chiara Mogetti all’autrice cilena diffusa con la newsletter El Gran Malon, giugno 2022.

Autostop per la rivoluzione di Cynthia Rimsky.

Sinossi del romanzo/ A 22 anni la protagonista del libro parte da un Cile in piena dittatura per andare a conoscere la rivoluzione sandinista. A 45 anni torna in Nicaragua: sia lei che il paese dei suoi ricordi non esistono più. A 57 ricostruisce i due viaggi attraverso appunti, ricerche in internet,scambi di email con ex militanti e l’aiuto della memoria. L’idealista, la realista e la disincantata: tre donne che sono la stessa persona, tre voci che si intrecciano per raccontare, con lucidità, sguardo critico e ironia, le contraddizioni dell’ultima rivoluzione armata nella storia dell’America Latina.

 

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Ringraziamo Edicola edizioni e Chiara Mogetti, El Gran Malon, per  riprendere l’ intervista che segue.

PIÙ DUBBI CHE CERTEZZE
Intervista a Cynthia Rimsky

Cynthia Rimsky è nata a Santiago del Cile nel 1962. La sua scrittura si muove tra fiction e cronaca. Ha pubblicato Poste restanteLa novela de otroLos PerplejosRamalFuiEn obra. Insegna Artes de la escritura presso l’università di Buenos Aires, dove risiede. Il futuro è un posto strano, vincitore del prestigioso Premio Municipal de Literatura, è stato il suo primo titolo pubblicato in Italia. È in uscita ora Autostop per la rivoluzione.
© María Aramburú
Come collocheresti Autostop per la rivoluzione nel complesso della tua opera?

Fa parte di una trilogia (Il futuro è un posto strano, Autostop per la rivoluzione e, a settembre in Cile, Yomurí). In questi libri ho sperimentato modi di narrare storie – avvenute nel passato o ispirate al presente – al di fuori del realismo, storie che restassero sempre in una dimensione letteraria. Documenti, conversazioni, appunti, esperienze reali, sono stati elaborati, sfumati, distorti, frammentati, per sollevare più dubbi che certezze, con narratori e personaggi che non capiscono il presente in cui vivono, che non comprendono il passato che prima sembrava loro così chiaro. Questo non impedisce loro di agire, di lanciarsi nella finzione, quel nuovo spazio che emerge quando si osa fare un passo senza avere la certezza di dove si sta andando. Mi viene in mente il bellissimo romanzo di Elio Vittorini, Conversazione in Sicilia, e come lì il viaggio nella sua città natale diventi più straniante man mano che passa dalla certezza della memoria all’incertezza della finzione, soprattutto nel cimitero, dove il reale muore.

Racconti tre diverse fasi della vita del protagonista, a 22, 45 e 57 anni. Queste età, questi momenti, hanno un significato particolare per te?

La protagonista di Autostop per la rivoluzione è allo stesso tempo una e tre donne diverse. Non siamo gli stessi a 22, 45 e 57 anni. Anche se la carta d’identità dice che lo siamo. La giovane donna di 22 anni vuole sapere cos’è una rivoluzione e per lei è naturale lanciarsi e andare a scoprirla nella realtà. La donna di 45 anni sopravvive come può in un mondo molto diverso da quello che sognava a 22. In un momento di crisi torna in Nicaragua – la rivoluzione non esiste più – e l’idealismo dei 22 le si rivela comico, assurdo, in questo paradiso tropicale per turisti. La donna di 57 anni scopre i diari di viaggio, le lettere, le mappe di entrambi i viaggi e si chiede perché non sia mai riuscita a scriverne: come scrivere di una rivoluzione che è esistita e non esiste più, come scrivere di un Ideale che diventa comico? Questa è la sua avventura, quella letteraria. Un altro modo di viaggiare e di buttarsi.

Trasformazione, cambiamento e identità sono idee centrali nel tuo lavoro: come possiamo riconoscerci attraverso le mutazioni, gli spazi e i tempi che attraversiamo, ed è davvero così importante raggiungere questo obiettivo?

In questo libro emerge già il conflitto che ho poi sviluppato in Yomurí. Non c’è modo di conoscere la nostra “identità”. Siamo Uno solo in apparenza. La nostra vita è fatta di tante esperienze, letture, pensieri, tutti dissimili, frammentari, contraddittori. La maggior parte della letteratura tradizionale crea l’illusione della struttura.  Preferisco la contraddizione, il dubbio, la tensione, il multiplo, piuttosto che l’unità. In quel caos ci riconosciamo e ci perdiamo.

I tuoi personaggi si perdono, si cercano e, nella ricerca, si perdono di nuovo. Hai seguito qualche pista letteraria? Ci sono autori che ti hanno accompagnata nella ricerca delle storie che racconti?

Gli scrittori e le scrittrici mi accompagnano sempre in ogni progetto che intraprendo, mi vedono in difficoltà e mi aprono strade con i loro libri. Scrivere è anche andare a cercare o ricevere per caso ciò che altri si sono chiesti prima di te o nello stesso momento. Con Poste restante, il mio primo libro, ero molto interessata alla costruzione dello sguardo, poi sono passata a concentrarmi sui processi e le forme del narrare. Ora mi lascio andare senza un piano, scrivo senza sapere, a partire dal vuoto, dall’intuizione, dal desiderio. Anche in questo viaggio ho delle guide, anche se più caotiche, disordinate.

Partendo dalla tua riflessione sulla storia del Cile, come vedi il Cile contemporaneo?

Non posso pensare al Cile senza pensare a ciò che sta accadendo nel mondo. Penso che sia un momento estremamente complesso in cui molte cose stanno scoppiando, con esplosioni che disfano e mandano in pezzi tutto ciò che finora era tenuto insieme dall’artificio o dall’autorità. Non credo che sarà facile o veloce creare nuovi modi, più amorevoli, giusti, diversi e rispettosi, per costruire una convivenza il cui centro non sia occupato dal capitale, in cui non ci sia proprio un centro o in cui questo sia vuoto.

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