Libri novità: Michele SANTORO, Non nel mio nome
Da poche settimane è in libreria NON NEL MIO NOME (Marsilio edizioni, 2022), l’ultimo volume del notissimo giornalista Michele Santoro che sta facendo discutere e anche dividere molti dei suoi storici sostenitori e/o colleghi della carta stampata e radiotv. Perché? Si tratta di un j’accuse che chiama in causa tutti, per ridare un senso alla parola «democrazia» ripartendo dalle domande giuste.
Non c’è dubbio che siamo di fronte a un giornalista con un pedigree indiscutibile e con alle spalle oltre quarant’anni di professione ed esperienze vissute in prima persona. Da qui il suo atteggiamento assertivo e a volte altezzoso nel presentare in 126 pagine un’analisi variegata, da destra a sinistra, in lungo e in largo sulla politica degli ultimi decenni. «Non ho mai guardato agli eventi dal punto di vista dei governi- scrive Santoro – sempre con gli occhi dei più umili, di chi ne paga il prezzo in prima persona». E così di fronte alle tragedie collettive degli ultimi mesi il giornalista guru salernitano sente il bisogno di lanciare un grido d’allarme, dopo un lungo letargo, contro l’orrore che ci lascia ormai indifferenti. In questa sconvolgente e appassionata denuncia non fa sconti e sottopone a una feroce critica tutte le grandi contraddizioni che ci hanno condotto sull’orlo del baratro. Santoro inanella una quantità enorme di riflessioni e proposte dove però non mancano le contraddizioni, anche sue, perchè scagli la prima pietra chi non ha peccato, nel senso che mantenere la barra della coerenza non è sempre possibile e facile in una società ricca di riferimenti e una realtà competitiva come quella giornalistica.
Tant’è che da alcune parti qualcuno si è ricordato di fargli presente la parentesi presso Mediaset, il concorrente della tv pubblica. Nelle prime pagine del suo pamphlet, si lancia subito sul tema della guerra in Ucraina e afferma correttamente che “i fatti cambiano a seconda della prospettiva dalla quale li osservi; io li ho sempre guardati con gli occhi di chi considerava la guerra il più grande di tutti i nemici”. E proprio dal punto di vista di muovere la sfera ci si può trovare da una parte o dall’altra della barricata, con i pacifisti siempre o con i difensori degli aggrediti con tutto ciò che ne consegue in armi ecceetera e da lì sono scaturite sui media e sui social dibattiti incandescenti sulla tragedia russo-ucraino-americana. Ma la sua agguerrita denuncia è indirizzata alla politica della sinistra italiana, priva di linee chiare, e spara a zero su tutti con il risultato di ingarbugliare ulteriormente il suo quadro al punto di desertare per la prima volta le urne lasciando di stucco tanti suoi ammiratori, sostenitori però che il diritto di voto va esercitato sempre in onore di coloro che lo conquistarono duramente per noi. E considerati i pessimi risultati per tutto il movimento progressista, de izquierda, ottenuti il 25 settembre chissà se Michele scenderà a fianco di coloro che stanno cercando disperatamente il bandolo della matassa per ricostruire un movimento in grado di difendere democrazia, giustizia e diritti dei cittadini, degli ultimi? Insieme si potrà incominciare ma ognuno rinunciando a qualcosa di materiale e ideologico per dare condizioni di vita dignitosa, di benessere e serenità a milioni di poveri. In sintesi, il messaggio di lotta partecipata, giusta, che ispira la polemica costruttiva dell’agilissimo libro di Santoro. (gfg)