JAZZ, BJF 2024: 21 ottobre-17 novembre, tra Bologna, Ferrara e Forlì

Pat Metheny sarà la principale star del Bologna Jazz Festival 2024, che annovera in questa edizione nei grandi teatri cittadini altri protagonisti di massimo rilievo come Mulatu Astatke, Cécile McLorin Salvant e McCoy Legends. Ma nei jazz club ci sarà una programmazione che, a nostro avviso, restituirà un’immagine più significativa, variegata e completa dei del jazz multicolore oggi.

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CD Novità: SPARKS, le “scintille” di Ludovica Burtone

23. marzo 2023 – 13:06No Comment
CD Novità: SPARKS, le “scintille” di Ludovica Burtone

Diciamolo subito: gli archi di “SPARKS” sono i grandi protagonisti del bellissimo progetto della violinista Ludovica Burtone in compagnia di soliste/i straordinari.  Al primo ascolto, jazz cameristico, manouche, ma c’è molto di più e altro di estremamente piacevole, come afrosamba e tango, in questo intreccio di sonorità e stili che ci riportano alla “biodiversità” del mondo dei suoni, e il jazz ne guadagna.

Diciamolo subito: gli archi sono i grandi protagonisti del bellissimo progetto, con soliste straordinarie, che andiamo a presentare, ma c’è molto altro e davvero piacevole in questo intreccio di sonorità e stili che ci riportano alla “biodiversità” del mondo dei suoni, e il jazz ne guadagna. Se penso agli effetti positivi, seppur momentanei sull’ambiente durante il lockdown nel primo periodo Covid e alle produzioni artistiche esplose in seguito come effetto creativo, possiamo accettare (rispettando ovviamente le vittime e le conseguenze economiche per molti) il proverbio che recita “non tutti i mali vengono per nuocere”. In questo senso ne è un ulteriore esempio il meraviglioso “Sparks” di Ludovica Burtone, violinista e compositrice friulana (da anni residente a New York) che concepì l’album in oggetto proprio in quel contesto di incertezze. Ma si sa che creativamente le pagine migliori escono sempre quando i pensieri frullano a mille. Le sei tracce del cd poggiano su una architettura musicale che vede al centro di tutto il quartetto d’archi, il vero protagonista assieme al violino di questo lavoro – diretto sapientemente dall’ottima Burtone – che si presenta subito per tradizione e timbriche strumentali con l’eleganza del jazz cameristico. Ma da un ascolto più attento e analitico ci si rende poi conto che l’opera pubblicata dall’etichetta statunitense Outside in Music va oltre quei confini, rappresentando una sorta di viaggio musicale che muove in più direzioni al di qua e al di là dell’Atlantico attraverso composizioni (cinque firmate dalla Burtone) che scorrono piacevolmente, incatenate così bene una dentro l’altra da risultare ai miei recettori sensoriali come una bellissima suite ricca di colori, forme e ritmi universali esaltati da arrangiamenti da lasciare basiti per impasti strumentali, cadenze e incastri improvvisi. Leggendo poi i credits e scarne note in copertina sono stato stimolato a ricercare particolari linguaggi, fraseggi, patterns e dettagli sonoro-geografici affini alle nostre sensibilità latin o jazz. Incontriamo così elementi latin (leggasi carioca) nella traccia 2, Sinha di Chico Buarque e João Bosco, versione dove il percussionista brasiliano  Rogério Boccato srotola un prezioso tappeto ritmico sul quale, dopo un passeggero groviglio sonoro multistrato, si liberano con efficacia le corde del connazionale Leandro Pellegrini (totalmente sconosciuto a chi scrive), chitarrista estremamente convincente per la bella sintesi di quelle atmosfere con tecnica, gusto, fantasia e sensibilità improvvisativa. Il titolo del pezzo rimanderebbe poi ad antiche (e attuali, purtroppo) storie brasiliane di violenza e sopruso, ma qui si aprirebbe un altro capitolo, e non è il caso. Tra le nostre preferenze assolute va anche la trascinante traccia 4, Awakening, in cui la seducente, rotonda e allo stesso tempo grintosa voce del sax tenore della strepitosa cilena Melissa Aldana svetta nel riassumere con stile e tecnica impareggiabili i migliori codici del jazz per poi accomodarli con garbo nella bella e originale impaginazione ritmico-armonica dei validi colleghi. E tutto ciò fa la differenza sul versante jazzistico del progetto ibrido, ma senza togliere nulla alle prove degli altri talentuosi musicisti intervenuti alla bella partita in gran parte svolta su tinte di jazz contemporaneo. In questa direzione, e vista la complessiva importanza femminile nel progetto, merita una segnalazione a nome di tutte la brillante Marta Sanchez, pianista con una visione armonica aperta, tocco sopraffino e cristallino, partner fondamentale per la conduzione della virtuosa violinista, compositrice e arrangiatrice e leader di questo stupendo lavoro il cui risultato è stato raggiunto grazie al contributo di un nutrito parterre di strumentisti di vaglia: oltre ai già citati Aldana, Sanchez, Boccato e Pellegrino, abbiamo Fung Chern Hwei (violino), la venezuelana Leonor Falcon Pasquali (viola), Mariel Roberts (violoncello), Matt Aronoff (contrabbasso) e Nathan Elmann-Bell (batteria), più prestigiosi ospiti del calibro di Sami Stevens (voce in Altrove), Roberto Giaquinto (batteria in Incontri). In sintesi, un bel disco ibrido, musica senza confini in bilico tra jazz jazz, jazz manouche, e classica, mescolando con groove sacro e profano, Grappelli, Venuti, Regina Carter, Paganini e Ravel, aggiungendovi accenti sudamericani – in alcuni punti ritmicamente un po’ sacrificati nel mixaggio (clave, samba, tango). E il tutto è frutto degli incontri e dell’esperienza nella capitale mondiale del jazz, e non solo, da parte della “migrante” violinista friuliana Ludovica Burtone. Una dimostrazione che il migrante, regolare o irregolare che sia, salvo casi rari, è sempre un’enorme ricchezza per lo sviluppo della società, foriero di ponti e incontri tra culture. E non un problema, come invece molti, troppi stupidi, miopi, reazionari e razzisti vanno sbandierando per gestire i loro mortiferi orticelli. (GFG)

 

 

 

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