JAZZ, BJF 2024: 21 ottobre-17 novembre, tra Bologna, Ferrara e Forlì

Pat Metheny sarà la principale star del Bologna Jazz Festival 2024, che annovera in questa edizione nei grandi teatri cittadini altri protagonisti di massimo rilievo come Mulatu Astatke, Cécile McLorin Salvant e McCoy Legends. Ma nei jazz club ci sarà una programmazione che, a nostro avviso, restituirà un’immagine più significativa, variegata e completa dei del jazz multicolore oggi.

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JAZZ CD: “Someday” di Marc Copland

24. maggio 2023 – 20:07No Comment
JAZZ CD: “Someday” di Marc Copland

Otto brani suonati in quartetto con un equilibrio da manuale.  Tuttavia nulla di nuovo sul fronte stilistico, ma Someday (inner Voice Jazz, 2023) propone musica di livello e si colloca nel grande solco del jazz mainstream, solco che l’autorevolissimo pianista statunitense Marc Copland ha praticato e contribuito in modo prolifico a rappresentarlo nel corso della sua lunga militanza.

Qui troviamo l’ultrasettantenne Marc Copland in compagnia di Robin Verheyen ai sassofoni, Mark Ferber alla batteria e Drew Gress al basso, una formazione intergenerazionale che, tuttavia, mostra  ragguardevole intesa nei dialoghi e perfetta interazione. Insomma un buonissimo affiatamento di questo quartetto per Someday (inner Voice Jazz, 2023) dove il timone é nelle mani sapienti del band leader Copland, depositario di una rara ricchezza armonica e di una tecnica pianistica delicata in grado di stimolare e successivamente incorporare nell’insieme i risoluti contribuiti creativi dei partner della partita dove  spicca il solismo del quarantenne sassofonista Robin Verheyen anche per timbro, rotondità e poetica nella  costruzione del racconto sonoro (sia al tenore che al soprano) tanto da ricordare i grandi maestri dello strumento da Webster a Coltrane, per citarne solo due.  Robin decolla subito in Someday My Prince Will Come, la composizione che apre il progetto. In grande spolvero il batterista Ferber in Spinning Things, brano firmato da Marc Copland come pure Round She Goes e Day and Night (qui in cattedra di nuovo il tenore di Verheyen, il grintosissimo e superlativo canto del basso di Drew Gress e i tamburi colorati di Ferber). Poi Dukish (dedicata a Ellington) e Encore (celestiale ballad) firmati da Verheyen completano l’album assieme al monkiano  Let’s Coole One e alla vellutata Nardis di Miles Davis in cui si riaffaccia con splendore il gioco pianistico di Copland. Da ascoltare.

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