JAZZ, BJF 2024: 21 ottobre-17 novembre, tra Bologna, Ferrara e Forlì

Pat Metheny sarà la principale star del Bologna Jazz Festival 2024, che annovera in questa edizione nei grandi teatri cittadini altri protagonisti di massimo rilievo come Mulatu Astatke, Cécile McLorin Salvant e McCoy Legends. Ma nei jazz club ci sarà una programmazione che, a nostro avviso, restituirà un’immagine più significativa, variegata e completa dei del jazz multicolore oggi.

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CUBA libri.Torna “Cimarrón – Biografia di uno schiavo fuggiasco” di Miguel Barnet

3. marzo 2024 – 01:23No Comment
CUBA libri.Torna “Cimarrón – Biografia di uno schiavo fuggiasco” di Miguel Barnet

Che bello tuffarsi nuovamente tra le pagine della Cimarrón- Biografia di uno schiavo fuggiasco dell’etnologo e scrittore Miguel Barnet di cui è appena stata pubblicata la nuova e bella edizione italiana a cura di Elena Zapponi, presentazione di Italo Calvino per i tipi della Quolibet edizioni di Macerata

La nuova edizione italiana di Cimarrón- Biografia di uno schiavo fuggiasco è arricchita  dal testo di Miguel Barnet, Per arrivare a Esteban Montejo: i cammini del Cimarron.
Mi accingo in questi giorni ad affrontare il libro con una sorta di personale lettura “comparata”, confrontando la bella edizione italiana con l’edizione economica in spagnolo del 1986 (Editorial Ciencias Sociales, la Habana), pubblicata in occasione del 20° anniversario dell’uscita della prima edizione dell’opera. L’acquistai a Cuba pochi mesi dopo la pubblicazione  in una libreria dell’usato. Sì usato, poichè, come si sa, a Cuba non c’è (o non c’era) la cultura del magazzino, e quindi se trovavi un prodotto (libro o disco) era meglio comprarlo subito perché una volta esaurito nello scaffale era difficile ritrovarlo lì un giorno e anche una settimana dopo. Bene, ne riparleremo su questo portale. Intanto mi permetto fin d’ora di di suggerirvi la lettura di questo racconto in bilico tra storia, sociologia, filosofia e poesia sulla vita di Esteban Montejo, l’ultimo schiavo fuggiasco.(G.F. Grilli)

«La verità è che io non mi fido neppure dello Spirito Santo. Per questo, da cimarrón non volevo avere a che fare con nessuno. Non facevo che ascoltare gli uccelli e gli alberi, e mangiare. Mi ricordo che avevo barba e capelli così lunghi che il cibo mi si impiastrava dentro. Ero una cosa da mettere spavento. Quando scesi al villaggio, un vecchio chiamato Tá Migué mi tosò con una grande forbice. Mi diede una tal tosata che sembravo un cavallo di razza. Avevo un freddo tremendo. Dopo quel giorno cominciarono a ricrescermi i capelli. I negri hanno questa caratteristica. Non ho mai visto un negro calvo. Neppure uno. La calvizie la portarono a Cuba gli spagnoli.»

Dal Cimarrón

«Un documento unico, uno di quei rari casi in cui il materiale etnografico e sociologico assume spontaneamente, per la sua forza interna, un valore poetico e letterario.»

Italo Calvino

Esteban Montejo è un cimarrón, un ex schiavo fuggiasco che per diversi anni, fino all’abolizione della schiavitù a Cuba, ha vissuto in clandestinità nascosto tra le montagne. Quando lo scrittore ed etnologo Miguel Barnet lo conosce, nel 1963, Esteban ha centoquattro anni. È un uomo acuto, caparbio e orgoglioso, dai ricordi estremamente vividi. Questo libro nasce da mesi di registrazioni su nastro delle conversazioni che i due ebbero alla Casa del Veterano dell’Avana: un documento unico che ci consegna un punto di vista indigeno sulla schiavitù e sulla storia cubana, fino alla guerra d’indipendenza dalla Spagna e agli anni del protettorato statunitense.
Barnet restituisce intatto l’espressivo linguaggio del cimarrón, componendo un romanzo testimoniale di profonda poesia e, al contempo, un resoconto etnografico di eccezionale valore. Le parole di Montejo ci conducono nel cuore dell’ingenio, la piantagione di zucchero dove lo schiavo, privato del diritto al proprio corpo, è tenuto in una condizione di «ferita permanente». Ma nelle sue parole si dispiegano anche le forme del sapere e il regime di esistenza del cimarronaje, fondati sulla riappropriazione della corporeità, sull’ascolto del mondo vegetale e animale, su ecologie native in cui non si dà contrapposizione tra umano e non umano.

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