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a ROCCA JAZZ la “Caetanolatria” di FORA DE ORDEM
L’apertura di Rocca Jazz 2024 era toccata 16 giugno al sorprendente Na Bossa Trio (Debora Dienstmann) mentre il secondo appuntamento, mercoledì 26 giugno, ha visto in pedana l’ottimo trio Fora da Ordem formato da Sara Tinti, Lorenzo Tosarelli e il brasiliano Roohari Prem, per scoprire l’anima e il pensiero artistico e concettuale di uno dei fondatori del movimento ‘tropicalista’, il bahiano Caetano Veloso.
ROCCA JAZZ. BRASILE di FORA DE ORDEM (ma non c’entra “quella cosa”)
Da qualche anno per le estati imolesi il parco del Caffè della Rocca di Imola, con la collaborazione fondamentale del Combo Jazz Club, dell’esperto Fabio Ravaglia, è un piccolo centro di attrazione in cui tutti i generi musicali si incontrano e in particolare, per quanto riguarda il Sudamerica, i ritmi popolari brasiliani sono i protagonisti principali che entrano in contatto con le espressioni del jazz. E la cosa interessante e curiosa, a mio avviso, è che al centro di questo fenomeno siano moltissime donne italiane (cantanti e compositrici) a indagare e riproporre in modo sapiente il lavoro di grandi artisti e l’immenso panorama musicale e folklorico del Brasile.
L’apertura della rassegna Rocca Jazz 2024 era toccata una settimana prima al sorprendente Na Bossa Trio (Debora Dienstmann) mentre il secondo appuntamento, mercoledì 26 giugno, ha visto in pedana l’ottimo trio Fora da Ordem – con Sara Tinti alla voce; Lorenzo Tosarelli, piano e percussioni; e il brasiliano Roohari Prem, sassofono e chitarra – per scoprire l’anima e il pensiero artistico e concettuale di uno dei fondatori del movimento ‘tropicalista’, il bahiano Caetano Veloso, uno dei pilastri della musica popolare brasiliana. Abbiamo ascoltato un repertorio di qualità, teso a restituire le molteplici e minuziose sfumature dell’artista omaggiato, appunto Caetano, un lavoro tanto attento che potremmo definirlo una piccola “caetanolatria”. E tenuto conto dello spessore del personaggio, direi che questo ‘eccesso’ ci sta per sostanziare il bel tributo.
In sintesi: una serata con sonorità abbastanza distanti dal divertimento sfrenato del samba, del forrò eccetera, ma anche distante dalla saudade, da Chega de Saudade e derivati, da “quella cosa” stupenda che si chiama bossa nova. Ma ne è valsa la pena rinunciarvi per una sera e ascoltare questo interessante e laborioso concentrato poetico-musicale, che rappresenta una parte di un universo davvero infinito come quello musicale del continente brasiliano. Universo che i tre giovani talentuosi polistrumentisti nel finale (alternandosi tra chitarra, piccole percussioni, pandeiro, triangolo, atabaque…) approcciano con passione, rispetto, e un notevole spirito creativo, nel mescolare con destrezza, vitalità e allegria un po’ di ingredienti iconici della MPB, di samba reggae e di sintassi jazzistica. Per un attimo, come dire: basta con la nostalgia, e la poesia. Il Brasile è questo, sì, ma ha moltissimo altro ancora da scoprire. E quindi alla prossima.
(GFG)