Letteratura latinoamericana. Dall’Uruguay, Mario Levrero con “A caccia di conigli”
Aderente alla mission della collana Glossa, dell’editore perugino Pièdimosca, è appena uscita l’edizione italiana di A caccia di conigli dell’autore uruguaiano Mario Levrero. Un curioso excursus nonsense che vede i conigli a volte vittime, a volte carnefici in un mondo onirico e dai toni vagamente kafkiani.
glossa è una collana di pièdimosca edizioni che si occupa di prose brevissime, con un’attenzione particolare alla sperimentazione e alla scrittura pura e una vocazione all’eterogeneità. E A caccia di conigli è un curioso excursus nonsense che vede i conigli a volte vittime, a volte carnefici in un mondo onirico e dai toni vagamente kafkiani.
Perfettamente aderente alla mission anche l’edizione italiana di A caccia di conigli dell’autore uruguaiano Mario Levrero. Siamo di fronte a un romanzo non romanzo, a un romanzo non sense con cento frammenti che raccontano un mondo fantastico e ironico popolato di conigli, cacciatori, guardiaboschi. Per tentare di assimilarne gli elementi letterari e comprenderne le ambiguità e i discorsi vuoti di queste pagine credo sia utilissimo iniziare prima di tutto dalla postfazione di Raul Schenardi (anche curatore della traduzione) che ci aiuta a scoprire il lavoro dell’autore uruguaiano Levrero, che viene qualificato nel suo paese come “maestro della fantasia”. In effetti bisogna possedere un tipo di genio comico speciale per scrivere qualcosa come A caccia di conigli e bisogna avere un’intelligenza molto ardita per usare una forma di scrittura così diversa da ciò a cui sono abituati i lettori. Non a caso costui fu inserito tra gli autori “rari”. Il volume, uscito in area rioplatense la prima volta nel 1973 e ora presentato in Italia con una grafica curatissima, formato tascabile (come del resto molta della produzione dell’editore perugino) è un insieme di brevi prose piene di contrapposizioni, ad esempio, tra guardiaboschi e cacciatori, dove i cacciatori che si camuffano da conigli o da guardiaboschi, ammaestrano orsi e diventano il bersaglio di freccette scagliate dai ragni, mettono in scena la lotta per la vita . L’ambiguità e le contraddizioni nelle affermazioni delle voci narranti, l’assenza di trama e di una sequenza temporale, le incursioni nei territori del sogno e della memoria, costituiscono una sfida insuperabile per il lettore, costretto infine a riconoscersi incapace di sistemare i tasselli del puzzle fantascientifico e umoristico, non classificabile.