CUBA, Amo esta Isla…soy del Caribe

L’audiovisivo “Cuba, Amo Esta Isla” (online in youtube) è un omaggio al popolo e alla cultura cubana e non è una adesione al sistema politico del Paese. Un potpourri di immagini e suoni dell’Isla Grande di Gianfry Grilli

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Libri. CUBA. L’isola imperfetta raccontata da Graziano Bartolini

22. settembre 2024 – 00:51No Comment
Libri. CUBA. L’isola imperfetta raccontata da Graziano Bartolini

Diciamolo subito: CUBA. L’isola imperfetta (Arcoiris edizioni) è una bella testimonianza di esperienze del grande fotografo Graziano Bartolini, esperto latinoamericanista, che attinge ai diari di viaggio realizzati  in oltre trent’anni in America Latina partendo dalla capitale cubana, la base principale da cui ha preso le mosse questo progetto editoriale, ricco di materia rilevante, da incuriosire molti.

Diciamolo subito: CUBA. L’isola imperfetta (Arcoiris edizioni) è una bella testimonianza di esperienze del grande fotografo Graziano Bartolini, esperto latinoamericanista, che attinge ai diari di viaggio realizzati in oltre trent’anni in America Latina  partendo dalla capitale cubana. Il lavoro che abbiamo tra le mani riflette la vita e il lavoro professionale di un importante fotografo romagnolo nell’isola caraibica, le sue illusioni, gli ideali, le amarezze, descrive rapporti quotidiani, spesso difficili da gestire con istituzioni altamente burocratizzate. Al contempo racconta in una trentina di capitoletti anche un pezzo di storia politica e culturale cubana dalla fine degli anni Ottanta del secolo scorso. Il volume – utile ripasso per chi già conosce un po’ e ha frequentato Cuba – consente di essere sfogliato seguendo i propri interessi o in base agli argomenti affrontati dall’autore con rispetto verso la gestione politica di un paese come Cuba ma anche schiettezza dicendo pane al pane e vino su tematiche spinose, tematiche che da una crisi all’altra appesantiscono le condizioni di vita quotidiana di tutti, giovani e anziani, mettendo in discussione certezze, credo e spirito rivoluzionario anche di molti cubani cresciuti dentro e con la rivoluzione antimperialista. Al termine della postfazione del diplomatico Silvio Mignano che chiude il testo, tra luci e molte ombre, e seguendo le attente riflessioni, l’elencazione di conquiste e diritti raggiunti dal popolo cubano e le oggettive comparazioni che l’autore Graziano Bartolini azzarda fare tra Cuba e altri paesi sudamericani, immagino legittimo domandarsi: è ingiusto e sbagliato “buttare via il bambino con l’acqua sporca”,  quel “bambino” (che ora ha 65 anni) a cui hanno creduto con passione e sacrifici in tantissimi progressisti del mondo? Al netto di errori, gravi difficoltà e carenze, e nel contesto geopolitico in cui si muove è possibile continuare ad accettarlo anche così, imperfetto?

Quesiti e dubbi  stimolati anche dalla lettura di CUBA. L’isola imperfetta (Edizioni Arcoiris), 220 pagine, intense, ricche di aneddoti e spunti culturali, che restituiscono al lettore il ritratto vivido dell’Isla grande del Caribe, immergendosi tra le sue contraddizioni, fra slanci di profonda tristezza e sorprendente felicità. Un viaggio lungo trentaquattro anni. Nella premessa del libro si sottolinea a chiare lettere che non è un romanzo, né un saggio, né un’analisi storica o politica, ma la volontà di raccontarsi attraverso esperienze vissute in lungo e in largo in terra cubana. Un diario di viaggio, di vita personale, di interscambi culturali, di dibattiti, di progetti professionali e solidaristici condivisi con amici italiani tra cui il compianto Loris Romagnoli (dirigente Arci Cesena), Danilo Manera e  studiosi, ricercatori, personalità di Cuba. Sfilano ricordi di persone incontrate nei barrios, in strade risuonanti di allegria, musica, ritmi afrocubani, di volti segnati dalla sottile ironia per esorcizzare una realtà di promesse disattese e per convivere con gli spettri di sogni e ideali traditi. Un diario di appunti sui rapporti storici tra Italia, America Latina e ovviamente Cuba, il cuore di questo progetto editoriale. Estremamente interessante, tra gli altri, il capitolo dedicato agli ingegneri/architetti militari romagnoli degli Antonelli, artefici di fortezze e torri di avvistamento realizzate a Cuba e in altri paesi del Sudamerica alla corte del Re di Spagna. Correva il secolo XVI. Qua e là troviamo ben diluite delle riflessioni senza sconti sui limiti della Rivoluzione nonostante la condanna del bloqueo anacronistico imposto dagli USA; oppure alle note piacevoli sulla vitalità e inventiva dei cubani si alternano crepe di una politica che scricchiola ma non cade malgrado le proteste di intellettuali in lotta per rispetto di diritti umani e la richiesta di maggiori libertà di espressione. L’autore, inoltre, richiama spesso il potere della musica e dei ritmi tradizionali di Cuba in grado di trasformare, addolcire e/o far accettare un’esistenza zeppa di privazioni e lacerazioni. Strano, ma vero. Ancora l’autore ci infila memoria di episodi storici e di conflitti con Washington (il piccolo naufrago Elian), l’”atto di guerra” di un anticastrista, in combutta  con ambienti neofascisti e collegamenti con FBI e CIA, facendo esplodere una bomba all’Hotel Copacabana dell’Avana uccidendo l’italiano Fabio Di Celmo (1997); o la fucilazione di giovani che avevano sequestrato una barca dello Stato per espatriare o dirottato un volo. Fanno poi capolino altre contraddizioni cubane, inevitabili. E onestamente, spezzando una lancia a favore di Cuba,  verrebbe da dire:”scagli la prima pietra chi non ha peccati di contraddizioni” al di qua dell’Atlantico. E Bartolini, non è ambiguo su quanto appena descritto, perchè è dotato di onestà intellettuale, sensibilità e visione politica, ha lenti speciali per analizzare i fatti, è in grado di riconoscere anche che democrazia e pluralismo politico non sono sempre garanzia assoluta di giustizia sociale e diritti umani. Mi rendo conto di essere entrato in un campo minato e quindi rientro subito sui binari delineati dai racconti del libro  in cui ritroviamo atmosfere gioiose, di fratellanza, solidarietà, di incontri e momenti indimenticabili con grandi protagonisti della storia e dell’arte (Alberto Granado, Alberto Korda, Eusebio Leal), rituali e divinità della Santeria, spunta l’ospitalità di un popolo fatto di ”gente speciale” (sembra di vedere le emozioni genuine e gli occhi umidi di Bartolini Senior quando sbarca per la prima volta a Cuba accompagnando il figlio fotografo a mostre, fiere o cene). Da notare che sullo sfondo di questo immenso viaggio svettano importanti progetti e  collaborazioni con grandi dell’arte o  della musica, ad esempio, con Compay Segundo dei Buena Vista, le visite a cantautori come Frank Delgado. Scopriamo l’organo oriental (un organo con rullo a manovella molto presente a Manzanillo, Bayamo e dintorni), formazioni tipiche non blasonate e del folklore come Grupo Guasimal, e tanti altri protagonisti. Un mare di nomi che forse in una prossima edizione sarebbe utile raccogliere con un indice analitico. Tutto ciò è mescolato a critiche, delusioni sotto le quali covano piccoli sentimenti di rancore, frustrazione e rabbia. Sogni che sfumano, segnali di sconfitta. E dalle deduzioni fatte da chi scrive sembrava che il racconto volgesse al termine. Invece no, perchè dopo quattordici anni di sofferto distacco fisico dalla Perla del Caribe l’intraprendente reporter/scrittore romagnolo  spinto dalla nostalgia riapre il cuore alla meta amata/dimenticata e  che più di ogni altra ne ha marchiato la vita. Così nel 2023 il Nostro riappare all’Avana sia vedere con i propri occhi cosa è successo effettivamente di nuovo rispetto all’ultimo viaggio del 2008, sia per incontrare vecchi amici rimasti ad aspettarlo come Juanito e Nilda, lo storico della foto Rufino del Valle, e chissà, se capita, fare due risate con lo scrittore pulp Pedro Juan Gutierrez, respirare i sapori e i colori di anni fa e conoscere le novità reali in corso spostandosi da un lato all’altro della capitale con gli almendrones, taxi collettivi. Si scopre che la città “ha perso la sua habanidad”, che le “disuguaglianze sono aumentate” smentendo la “società ugualitaria sempre sbandierata dal governo rivoluzionario”. Non molto diverse da quella avanera le situazioni riscontrate a Trinidad, Cienfuegos, Topes de Collantes o Santa Clara dove ha visitato il Mausoleo di Che Guevara  perché lì si è fatta la storia. In sintesi il bilancio è questo: un agglomerato di delusioni che rattristano l’autore in questo tentativo di riconciliazione perché con tutta la forza di resistere e la forza d’animo, le illusioni hanno lasciato il posto alla grande amarezza e alla consapevolezza che forse nemmeno un miracolo potrà salvare la bellezza di questa gente, la gente di Cuba. Nel libro, arricchito da belle foto stampate in bianco e nero (si potrebbe fare molto meglio come stampa), abbiamo trovato anche qualche piccolissima imprecisione o incompletezza che non tolgono nulla al meritevole lavoro certosino di Graziano Bartolini. D’altra parte, la perfezione è una chimera, un’utopia sia per Cuba, sia per tutti noi mortali. E per questo la fatica editoriale del mio corregionale su un pezzo di storia cubana, tra note di colore e dati più rilevanti, con abbondante materia che merita la massima attenzione e di essere conosciuta. Da leggere! Enhorabuena!

(Gian Franco Grilli)

 

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