CD novità. Pisto/Beccalossi: “RESPIRO”…anche latin

“RESPIRO” è il titolo del nuovissimo e bellissimo album (Belfagor Label) del talentuoso duo formato dal chitarrista JOE PISTO e dal fisarmonicista FAUSTO BECCALOSSI presentato sabato 25 gennaio 2025 a Bologna all’Auditorium Bacchelli con una spettacolare performance,

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CUBAN JAZZ QUINTET, A Song for Cuba

11. febbraio 2025 – 16:02No Comment
CUBAN JAZZ QUINTET, A Song for Cuba

A Song for Cuba, meglio esplicitato musicalmente in Latin Jazz Réunion– è il progetto d’esordio del Cuban Jazz Quintet presentato domenica 9 febbraio 2025 nella città di Imola (prov. Bologna) con una risposta di pubblico oltre ogni aspettativa.

A Song for Cuba, meglio esplicitato musicalmente in Latin Jazz Réunion, è il progetto d’esordio del Cuban Jazz Quintet presentato domenica 9 febbraio 2025 nella città di Imola (prov. Bologna) con una risposta di pubblico oltre ogni aspettativa considerando un paio fattori non sempre secondari: il tardo pomeriggio di una giornata festiva; contemporaneamente,alle ore 18, il Bologna calcio scendeva in campo a Lecce (ho testimoni indecisi in tal senso); inoltre il jazz cubano non gode (purtroppo) di grande attenzione, che invece meriterebbe, nel nostro Paese. Invece, bella sorpresa per chi scrive, tutto ciò non ha impedito a tantissimi di accorrere alla Nuova Scuola di Musica, con l’Auditorium gremitissimo per assistere al brillante tributo del Cuban Jazz Quintet alla musica di Cuba e in particolare ai loro beniamini Paquito D’Rivera (sax-clarinetto) e Arturo Sandoval (tromba). Naturalmente di riflesso un omaggio anche al pianista Chucho Valdés (compositore tra l’altro di alcuni brani eseguiti a Imola),il grande artefice del rilancio dopo la Rivoluzione cubana del 1959 del moderno jazz afrocubano  con i leggendari e straordinari Irakere, la formazione jazzistica cubana più importante degli ultimi cinquant’anni fondata e diretta nel 1973 appunto dal pianista e bandleader Chucho Valdés assieme a diversi musicisti, tra cui i già citati D’Rivera e Sandoval, i quali, nel 1980 e nel 1990 rispettivamente, fuggirono dalle “rigidità” verso il jazz e le musiche “imperialiste”  del sistema socialista di Cuba per stabilirsi nella patria del jazz, gli USA. Qui (accolti ovviamente a braccia aperte i cubani, un po’ meno gli altri latinoamericani, per la cronaca) con talento indiscutibile e scelte musicali estremamente cangianti e trasversali, i due grandi jazzisti in questione, ossia Rivera e Sandoval (sostenuti da major e organizzazioni per ‘premiare’ anche le scelte di campo ideologico) con propri progetti sono entrati nel panorama internazionale jazzistico e non solo riscuotendo successi a livello mondiale, non c’è dubbio. Dopo queste doverose puntualizzazioni (giacchè, a mio avviso, nel corso del concerto imolese sono stati descritti in buona fede da Zappi, portavoce del gruppo, un paio di stereotipi, delle mezze verità e inesattezze su Cuba e jazz locale) entriamo nel concerto offerto dal Cuban Jazz Quintet con una spumeggiante carrellata di musica cubana jazzificata da Reunion a Claudia, Caprichosos de La Habana, Mambo influenciado, La Comparsa integrata da due brevi escursioni in America Latina: in Argentina con la toccante Alfonsina y el Mar (oramai un classico per tanti jazzisti) e in Brasile con Yatra-Ta di Tania Maria.

Davvero piacevole trovarsi di fronte a ottimi musicisti italiani (sconosciuti al sottoscritto tranne Bartoli, mea culpa, mea maxima culpa!) come Claudio Zappi (sax alto/clarinetto), Massimo Greco (tromba/flicorno), il bassista Roberto Bartoli (basso elettrico),  Enrico Ronzani (pianoforte) e Gianluca Nanni (batteria/percussione), artisti che hanno saputo restituire in modo essenziale il dinamismo e il vigore del jazz afrocubano, con pattern e idioma del jazz suonato nell’Isla Grande tra son, rumba, cha cha, danzon e contradanza , cadenze e scansioni tipiche del ritmo afrocubano intrecciando quegli elementi e concetti fondamentali alla base dell’afrocuban jazz come clave, tumbao, montuno e cascara, per citare quelli più noti. Sul palco spicca in primo piano, e non solo per la posizione, l’efficacissima e tagliente frontline di tromba e sax  combinando sonorità, melodie, fraseggi, architetture, improvvisazioni di grande impatto. Questo duetto, davvero i principali padroni della scena, di volta in volta sapientemente  incastona improvvisazioni sfavillanti sul tappeto dialogante di una sezione ritmica di tutto rispetto, sezione ben congegnata con criteri ‘autoctoni’ per rispondere con coerenza originale ai codici del jazz afrocubano e a una tradizione in cui la differenza la fa quel particolare tumbao scaturito dall’intreccio di basso, piano e i colori di un variegato set percussivo formato da batteria, conga, clave a pedale e campana. Insomma una bella, astuta e rara sintesi di drumming all’altezza della situazione. Tra le altre impressioni e sensazioni ricevute da A Song for Cuba, questa: fin dalle prime note del concerto si è percepito che (nonostante i diversi background artistici dei nostri cinque) oltre il mito per gli idoli ispiratori del tributo covava nei musicisti una grande passione per la musica cubana e il latin jazz, forse mai espressa e orchestrata con la forza, compattezza e coesione (al netto di alcune piccole sfasature dei live) manifestate attraverso la performance d’esordio e dove ognuno a turno si è misurato con notevoli capacità espressive in questa descarga vibrante durata una ottantina di minuti, e soprattutto su musiche e ritmi tutt’altro che facili. Bravissimi! E le numerose ovazioni del pubblico lo hanno sottolineato con grande entusiasmo. Una nota di merito, infine, anche agli organizzatori dell’evento, e alla comunicazione del Combo Jazz Club, per questo insolito matinè proposto in tinta ”afrocuban-jazz”.

(Gian Franco Grilli)

 

Video del concerto in Youtube: Cuban Jazz Quintet, A Song for Cuba, Gianfry Grilli

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